Cos’è l’Art. 41-bis previsto dall’ordinamento penitenziario?

Cos’è l’Art. 41-bis previsto dall’ordinamento penitenziario?

di De Stefano & Iacobacci Avvocati

La norma si intitola Situazioni di emergenza perché in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza, il Ministro della giustizia ha facoltà di sospendere nell’istituto interessato o in parte di esso l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati. La sospensione deve essere motivata dalla necessità di ripristinare l’ordine e la sicurezza e ha la durata strettamente necessaria al conseguimento del fine suddetto.

Inoltre, quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del Ministro dell’interno, il Ministro della giustizia ha altresì la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, l’applicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza nei confronti dei detenuti o internati per taluno dei delitti commessi per finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza, delitti di cui agli articoli 416-bis e 416-ter del codice penale, delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dallo stesso articolo ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni in esso previste, delitti di cui agli articoli 600, 600-bis, primo comma, 600-ter, primo e secondo comma, 601, 602, 609-octies e 630 del codice penale, all’articolo 12, commi 1 e 3, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, all’articolo 291-quater del testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, e all’articolo 74 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309″, o comunque nei confronti dei detenuti per un delitto che sia stato commesso avvalendosi delle condizioni o al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso, in relazione ai quali vi siano elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con un’associazione criminale, terroristica o eversiva.

La sospensione comporta le restrizioni necessarie per il soddisfacimento delle predette esigenze e per impedire i collegamenti con l’associazione di cui al periodo precedente.

In questo caso il provvedimento è adottato con decreto motivato del Ministro della giustizia, anche su richiesta del Ministro dell’interno, sentito l’ufficio del pubblico ministero che procede alle indagini preliminari ovvero quello presso il giudice procedente e acquisita ogni altra necessaria informazione presso la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, gli organi di polizia centrali e quelli specializzati nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata, terroristica o eversiva, nell’ambito delle rispettive competenze.

Il provvedimento medesimo ha durata pari a quattro anni ed è prorogabile nelle stesse forme per successivi periodi, ciascuno pari a due anni.

La proroga è disposta quando risulta che la capacità di mantenere collegamenti con l’associazione criminale, terroristica o eversiva non è venuta meno, tenuto conto anche del profilo criminale e della posizione rivestita dal soggetto in seno all’associazione, della perdurante operatività del sodalizio criminale, della sopravvenienza di nuove incriminazioni non precedentemente valutate, degli esiti del trattamento penitenziario e del tenore di vita dei familiari del sottoposto.

Il mero decorso del tempo non costituisce, di per sè, elemento sufficiente per escludere la capacità di mantenere i collegamenti con l’associazione o dimostrare il venir meno dell’operatività della stessa.

I detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti all’interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero comunque all’interno di sezioni speciali e logisticamente separate dal resto dell’istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria.

La sospensione delle regole di trattamento e degli istituti prevede:

l’adozione di misure di elevata sicurezza interna ed esterna, con riguardo principalmente alla necessità di prevenire contatti con l’organizzazione criminale di appartenenza o di attuale riferimento, contrasti con elementi di organizzazioni contrapposte, interazione con altri detenuti o internati appartenenti alla medesima organizzazione ovvero ad altre ad essa alleate;

la determinazione dei colloqui nel numero di uno al mese da svolgersi ad intervalli di tempo regolari ed in locali attrezzati in modo da impedire il passaggio di oggetti. Sono vietati i colloqui con persone diverse dai familiari e conviventi, salvo casi eccezionali determinati volta per volta dal direttore dell’istituto ovvero, per gli imputati fino alla pronuncia della sentenza di primo grado, dall’autorità giudiziaria competente;

i colloqui vengono sottoposti a controllo auditivo ed a registrazione, previa motivata autorizzazione dell’autorità giudiziaria competente, solo per coloro che non effettuano colloqui può essere autorizzato, con provvedimento motivato del direttore dell’istituto ovvero, per gli imputati fino alla pronuncia della sentenza di primo grado, dall’autorità giudiziaria competente e solo dopo i primi sei mesi di applicazione, un colloquio telefonico mensile con i familiari e conviventi della durata massima di dieci minuti sottoposto, comunque, a registrazione. I colloqui sono comunque videoregistrati. Le disposizioni della presente lettera non si applicano ai colloqui con i difensori con i quali potrà effettuarsi, fino ad un massimo di tre volte alla settimana, una telefonata o un colloquio della stessa durata di quelli previsti con i familiari; (La Corte costituzionale, con sentenza 17-20 giugno 2013, n. 143, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma limitatamente alle parole «con i quali potrà effettuarsi, fino ad un massimo di tre volte alla settimana, una telefonata o un colloquio della stessa durata di quelli previsti con i familiari».);

la limitazione delle somme, dei beni e degli oggetti che possono essere ricevuti dall’esterno;

l’esclusione dalle rappresentanze dei detenuti e degli internati;

la sottoposizione a visto di censura della corrispondenza, salvo quella con i membri del Parlamento o con autorità europee o nazionali aventi competenza in materia di giustizia;

la limitazione della permanenza all’aperto, che non può svolgersi in gruppi superiori a quattro persone, ad una durata non superiore a due ore al giorno fermo restando il limite minimo di cui al primo comma dell’articolo 10. Saranno inoltre adottate tutte le necessarie misure di sicurezza, anche attraverso accorgimenti di natura logistica sui locali di detenzione, volte a garantire che sia assicurata la assoluta impossibilità di comunicare tra detenuti appartenenti a diversi gruppi di socialità, scambiare oggetti e cuocere cibi.

La Corte costituzionale, con sentenza 26 settembre-12 ottobre 2018, n. 186, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma limitatamente alle parole «e cuocere cibi». Analogamente la Corte costituzionale, con la sentenza del 22 maggio 2020, n. 97, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 41-bis nella parte in cui prevede l’adozione delle necessarie misure di sicurezza volte a garantire che sia assicurata «la assoluta impossibilità di comunicare tra detenuti appartenenti a diversi gruppi di socialità, scambiare oggetti» anziché «la assoluta impossibilità di comunicare e scambiare oggetti tra detenuti appartenenti a diversi gruppi di socialità».

Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, quale meccanismo nazionale di prevenzione (NPM) secondo il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, fatto a New York il 18 dicembre 2002, ratificato e reso esecutivo ai sensi della legge 9 novembre 2012, n. 195, accede senza limitazione alcuna all’interno delle sezioni speciali degli istituti incontrando detenuti ed internati sottoposti al regime speciale di cui al presente articolo e svolge con essi colloqui visivi riservati senza limiti di tempo, non sottoposti a controllo auditivo o a videoregistrazione e non computati ai fini della limitazione dei colloqui personali.

Il detenuto o l’internato nei confronti del quale è stata disposta o prorogata l’applicazione del regime di 41-bs, ovvero il difensore, possono proporre reclamo avverso il procedimento applicativo. Il reclamo è presentato nel termine di venti giorni dalla comunicazione del provvedimento e su di esso è competente a decidere il tribunale di sorveglianza di Roma. Il reclamo non sospende l’esecuzione del provvedimento.

Il tribunale, entro dieci giorni dal ricevimento del reclamo; decide in camera di consiglio sulla sussistenza dei presupposti per l’adozione del provvedimento. All’udienza le funzioni di pubblico ministero possono essere altresì svolte da un rappresentante dell’ufficio del procuratore della Repubblica  che procede o del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.

Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il procuratore che procede, il procuratore generale presso la corte d’appello, il detenuto, l’internato o il difensore possono proporre, entro dieci giorni dalla sua comunicazione, ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del tribunale per violazione di legge. Il ricorso non sospende l’esecuzione del provvedimento ed è trasmesso senza ritardo alla Corte di cassazione. Se il reclamo viene accolto, il Ministro della giustizia, ove intenda disporre un nuovo provvedimento ai sensi dell’art. 41-bsi, tenendo conto della decisione del tribunale di sorveglianza, evidenziare elementi nuovi o non valutati in sede di reclamo.

Per la partecipazione del detenuto o dell’internato all’udienza si applicano restrizioni appositamente previste (le disposizioni di cui all’articolo 146-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271)

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Grande successo dello studio legale De Stefano & Iacobacci – sentenza storica di assoluzione in materia di reddito di cittadinanza e gioco d’azzardo

Grande successo dello studio legale De Stefano & Iacobacci, l’avvocato Danilo Iacobacci riesce ad ottenere una sentenza storica di assoluzione in materia di reddito di cittadinanza e gioco d’azzardo; assolta l’imputata che aveva movimentato giocate di oltre trecentomila euro pur ottenendo il reddito di cittadinanza.
Ne ha parlato la stampa di tutta Italia:

https://www.corriere.it/cronache/22_ottobre_30/donna-assolta-aver-perso-gioco-pur-avendo-reddito-cittadinanza-ero-ludopatica-ec20b4a0-5847-11ed-9e79-0ca6cc80307a.shtml

Prende reddito di cittadinanza e gioca 300mila euro online: assolta

https://www.ansa.it/campania/notizie/2022/10/29/gioca-on-line-300-mila-euro-e-percepisce-rdc-assolta_aa2e301e-704f-4518-89d1-a7f23f15658d.html

https://www.open.online/2022/10/29/avellino-rdc-scommesse-online-inchiesta-assoluzione/

https://www.mondoprofessionisti.it/graffio/prende-il-reddito-di-cittadinanza-e-gioca-300mila-euro-online-assolta/

https://www.affaritaliani.it/cronache/prende-il-rdc-e-gioca-300mila-online-assolta-tribunale-non-e-reato-823165.html

https://www.avellinotoday.it/cronaca/percepiva-reddito-di-cittadinanza-300mila-euro-scommesse-online-assolta.html

Percepisce il reddito, gioca (e perde) 300mila euro online: assolta dai giudici

Prende reddito di cittadinanza e si gioca i risparmi online: assolta

https://it.finance.yahoo.com/notizie/prende-reddito-di-cittadinanza-e-192128049.html?guccounter=1&guce_referrer=aHR0cHM6Ly93d3cuZ29vZ2xlLmNvbS8&guce_referrer_sig=AQAAANueRyXSAHB8SocPKS6MHa2NrNp44dL3g5-gQNCTUN3S9iaLjJe3x_hi1YGi7dU0NBzGK-KM9nY8unOKT4J1orT2ACeUWh9_KyZH_ArjKjmhR-GCrBz9QYvSPnStpoDBfCvl1pmSFIgNT4T2qeZovwTZTT9bjenSKXbWV7Ruucml

https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/10/29/news/percepisce_il_reddito_ma_gioca_oltre_300_mila_euro_online_assolta-372165218/

https://gds.it/articoli/cronaca/2022/10/29/gioca-on-line-300-mila-euro-e-prende-il-reddito-di-cittadinanza-assolta-23c4f4db-0af9-4e2b-ab71-d518902f4588/

Casalinga prende il reddito di cittadinanza, scoperta a giocare 300mila euro on line: assolta

https://www.ladige.it/attualita/2022/10/29/gioca-online-300mila-euro-e-percepisce-il-reddito-di-cittadinanza-assolta-1.3344981

https://www.lastampa.it/cronaca/2022/10/29/news/gioca_online_oltre_300mila_euro_e_prende_il_reddito_di_cittadinanzaassolta_dal_tribunale_di_avellino-12207879/

https://www.ilmattino.it/avellino/percepisce_reddito_di_cittadinanza_spende_scommesse_300mila_euro_37enne_assolta-7018559.html

L’intervista dell’avvocato Danilo Iacobacci al TG di Telenostra

 

Il servizio sul caso del TG5 con l’intervento dell’avvocato Danilo Iacobacci

In caso di esito positivo di messa alla prova il Prefetto deve dimezzare la sospensione della patente

In caso di esito positivo di messa alla prova il Prefetto deve dimezzare la sospensione della patente

La CORTE COSTITUZIONALE con Sentenza n. 163/2022 del 9 giugno 2022 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 224, comma 3, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada), nella parte in cui non prevede che, nel caso di estinzione del reato di guida sotto l’influenza dell’alcool di cui all’art. 186, comma 2, lettere b) e c), del medesimo decreto legislativo, per esito positivo della messa alla prova, il prefetto, applicando la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente, ne riduca la durata della metà.

Se necessiti di assistenza in meteria penale per difenderti da una imputazione per guida in statio di ebbrezza oppore devi fare ricorso in sede amministrativa/civile per la patente, contattaci!

L’assicuratore può essere citato nel processo penale a richiesta dell’imputato cacciatore

Con sentenza 159 del 25 maggio 2022, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 83 del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che, nel caso di responsabilità civile derivante dall’assicurazione obbligatoria prevista dall’art. 12, comma 8, della legge 11 febbraio 1992, n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), l’assicuratore possa essere citato nel processo penale a richiesta dell’imputato.

Se necessiti di un avvocato esperto in normative sulla caccia contattaci!

Sportello dei disabili e dei fragili

De Stefano & Iacobacci inaugura oggi lo sportello dei disabili, personalmente curato dall’Avv. Fabiola De Stefano, è ispirato ai principi della accessibilità, integrazione, lotta alla discriminazione, e tutela dei diritti in favore dei soggetti fragili.

Lo sportello nasce per fornire consulenza sui temi dell’accessibilità, dell’integrazione, della lotta alla discriminazione, della tutela dei diritti delle persone fragili, disabili, malati, anziani.

Lo sportello è anche a supporto di tutti i loro familiari e caregiver, e serve ad aiutarli a conoscere i loro diritti, i servizi agli stessi dedicati, ed a portare avanti le battaglie e le iniziative di sensibilizzazione e integrazione sociale.

Lo sportello è una costola del già attivo sportello del consumatore e di quello antiviolenza.

Contattaci se hai bisogno di aiuto o scrivici!

 

Il gratuito patrocinio spetta anche al pluripregiudicato, lo afferma la Cassazione accogliendo il ricorso del penalista Iacobacci

La Corte di Cassazione (Sezione 4 Penale, Sent. n. 4327 del 2022) accogliendo il ricorso proposto per un suo assistito dall’avv. Danilo Iacobacci ha affermato il principio in base al quale “In tema di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, il mero riferimento alla sussistenza di numerosi precedenti penali contro il patrimonio non consente di fondare la presunzione di non meritevolezza del beneficio, ma è necessario che il giudice espliciti le ragioni per le quali l’istante debba ritenersi percettore di redditi, seppur non dichiarati e di provenienza illecita, attraverso il confronto tra il tenore di vita dello stesso e le dichiarazioni fiscali (Sez. 4, Sentenza n. 15338 del 30/01/2020 Rv. 278867; Sez. 4, n. 53387 del 22/11/2016, Caruso, Rv. 268688; in precedenza vedi Sez. 4, n. 45159 del 04/10/2005, Bagarella, Rv. 232908)

Ad avviso della Corte, che accoglie il ricorso dell’avv. Iacobacci, “In nessun caso, dunque, è consentito dedurre il superamento delle condizioni reddituali attraverso la mera enumerazione dei carichi pendenti, come fa il giudice di merito non solo perché — e ciò è sottolineato sia dal ricorrente che dal Procuratore generale- si tratta di un indice non indicato dal legislatore all’art. 96, comma 2, ma anche perché occorre comunque verificare se ai precedenti penali corrisponda un tenore di vita incompatibile con il limite reddituale di cui all’art. 76 d.P.R. 115/2002

Necessiti di un avvocato esperto in gratuito patrocinio?

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La detenzione domiciliare a detenuto per reati ostativi – Avvocato esperto

Con decreto n. 62 del 2022 il Magistrato di Sorveglianza di Napoli accoglie l’istanza dell’avv. Iacobacci volta a far ottenenere la detenzione domiciliare per pena di tre anni per ragione di malattia mentale a detenuto per reati ostativi.

Se hai necessità di una consulenza da parte di un Avvocato esperto in misure alternative e benefici penitenziari per reati ostativi, contattaci.

Illegittimo visto di censura della corrispondenza intrattenuta con i difensori di detenuti al 41-bis

Con SENTENZA N. 18 dell’ANNO 2022, LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 41-bis, comma 2-quater, lettera e), della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà), nella parte in cui non esclude dalla sottoposizione a visto di censura la corrispondenza intrattenuta con i difensori.

La cassazione accoglie il ricorso dell’avv. Iacobacci sull’affidamento in prova anche senza risarcimento danni e con reato ostativo

La Cassazione accoglie il ricorso dell’avv. Iacobacci sull’affidamento in prova anche senza risarcimento danni e con reato ostativo con sentenza Cassazione Penale Sent. Sez. 1 Num. 44207 Anno 2021.

 

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