Assistenza legale per ricorsi in Cassazione ad Avellino

Assistenza Legale per Ricorsi in Cassazione ad Avellino

Lo Studio Legale De Stefano & Iacobacci offre una competenza consolidata nella gestione di ricorsi in Cassazione, sia in ambito civile che penale. La nostra esperienza ci permette di assistere i clienti in tutte le fasi del procedimento, garantendo una rappresentanza efficace davanti alla Suprema Corte.

Perché Scegliere Noi per il Tuo Ricorso in Cassazione?

  • Esperienza Specifica: Abbiamo maturato una vasta esperienza nella redazione e presentazione di ricorsi in Cassazione, affrontando con successo numerosi casi complessi.

  • Approfondita Conoscenza Normativa: Il nostro team è costantemente aggiornato sulle evoluzioni legislative e giurisprudenziali, assicurando una difesa basata sulle più recenti interpretazioni delle norme.

  • Assistenza Personalizzata: Offriamo un servizio su misura, analizzando dettagliatamente ogni caso per sviluppare la strategia difensiva più adeguata alle esigenze del cliente.

Procedure e Tempistiche per il Ricorso in Cassazione

È fondamentale rispettare rigorosamente le procedure e le tempistiche previste dalla legge per la presentazione di un ricorso in Cassazione. Il mancato rispetto di questi requisiti può comportare l’inammissibilità del ricorso. Affidarsi a professionisti esperti è essenziale per garantire la corretta gestione del procedimento.

Contattaci per una Consulenza

Se necessiti di assistenza per un ricorso in Cassazione o desideri maggiori informazioni, non esitare a contattarci. Il nostro studio è a tua disposizione per fornirti una consulenza personalizzata e guidarti nel percorso legale più appropriato.

Caso Studio: Affidamento esclusivo e tutela del minore – Il Caso di [Omissis]

Caso Studio: Affidamento Esclusivo e Tutela del Minore – Il Caso di [Omissis]

Premessa

Questa vicenda riguarda una coppia separata con un figlio minore di 8 anni. La madre ([Omissis]) ha richiesto l’affidamento esclusivo del bambino, sostenendo che il padre ([Omissis]) non fosse idoneo a garantire un ambiente stabile e sicuro per il minore. Il padre si è opposto, chiedendo invece l’affidamento condiviso.

Situazione Iniziale

Dopo la separazione, il minore ha vissuto prevalentemente con la madre, che si è occupata della sua crescita e della sua educazione scolastica. Il padre aveva un diritto di visita stabilito dal tribunale. Tuttavia, negli ultimi mesi, la madre ha rilevato comportamenti inadeguati del padre durante gli incontri con il figlio, tra cui:

  • Mancanza di supervisione del minore durante le visite;
  • Episodi documentati di trascuratezza;
  • Testimonianze di disagio emotivo del bambino al ritorno dagli incontri con il padre;
  • Ritardi nei versamenti dell’assegno di mantenimento.

Azioni Legali Intrattenute dall’Avvocato della Madre

  1. Raccolta di prove e documentazione: La madre ha presentato prove concrete, tra cui messaggi, registrazioni e testimonianze di educatori scolastici che confermavano il disagio del bambino.
  2. Richiesta di revisione delle condizioni di affidamento: È stato depositato un ricorso al Tribunale dei Minori per la modifica dell’affidamento da condiviso a esclusivo.
  3. Coinvolgimento dei Servizi Sociali: La madre ha richiesto una relazione degli assistenti sociali per dimostrare le difficoltà del padre nel garantire un ambiente idoneo.
  4. Udienza e ascolto del minore: Il giudice ha disposto un’audizione del bambino, compatibilmente con la sua età, per comprendere il suo stato emotivo.

Decisione del Tribunale

Dopo aver valutato la documentazione e le testimonianze, il Tribunale ha stabilito:

  • L’affidamento esclusivo del minore alla madre, con diritto di visita regolamentato per il padre;
  • L’obbligo per il padre di seguire un percorso di supporto genitoriale;
  • Il mantenimento dell’assegno a favore del minore, con possibilità di esecuzione forzata in caso di inadempienza.

Conclusione e Implicazioni

Questo caso dimostra l’importanza della tutela del minore nelle decisioni giudiziarie e l’efficacia di un’azione legale ben strutturata. Grazie al supporto legale, la madre ha ottenuto una revisione dell’affidamento per garantire un ambiente più stabile e sicuro per il figlio.

📌 Hai bisogno di assistenza legale per una questione di affidamento? Il nostro studio è a tua disposizione per offrirti la migliore strategia di tutela legale e garantire il benessere del minore.

FAQ: le Domande più frequenti su Separazione e Divorzio

FAQ: Le Domande Più Frequenti su Separazione e Divorzio

di De Stefano & Iacobacci Avvocati

1. Qual è la differenza tra separazione e divorzio?

La separazione sospende alcuni obblighi coniugali, come la convivenza e la fedeltà, ma il matrimonio resta valido. Il divorzio, invece, scioglie definitivamente il matrimonio, permettendo ai coniugi di risposarsi.

2. Quanto tempo bisogna aspettare per divorziare dopo la separazione?

I tempi variano a seconda del tipo di separazione:

  • Separazione consensuale: è possibile chiedere il divorzio dopo 6 mesi.
  • Separazione giudiziale: il divorzio può essere richiesto dopo 12 mesi.

3. È possibile separarsi o divorziare senza avvocato?

Per la separazione e il divorzio consensuali, è possibile rivolgersi al Comune, se non ci sono figli minori o questioni patrimoniali complesse. Tuttavia, è sempre consigliabile il supporto di un avvocato per tutelare i propri diritti. In caso di separazione o divorzio giudiziale, l’assistenza legale è obbligatoria.

4. Come viene deciso l’affidamento dei figli?

Il Tribunale decide l’affidamento tenendo conto del benessere del minore. In genere, si opta per l’affidamento condiviso, salvo situazioni di grave inidoneità di uno dei genitori. L’affidamento esclusivo viene concesso solo in caso di comprovata incapacità o pericolo per il bambino.

5. Chi ha diritto all’assegno di mantenimento dopo la separazione o il divorzio?

  • Il coniuge economicamente più debole può ottenere un assegno di mantenimento, se dimostra che la separazione ha causato un grave squilibrio economico.
  • I figli minorenni o maggiorenni non autosufficienti hanno diritto al mantenimento da parte del genitore non convivente.

L’importo dell’assegno viene stabilito dal giudice in base ai redditi e alle necessità della persona che lo riceve.

6. Cosa succede alla casa coniugale dopo la separazione?

Se ci sono figli minorenni, la casa viene assegnata al genitore con cui vivono prevalentemente. In assenza di figli, il giudice può valutare la situazione economica dei coniugi o decidere la vendita dell’immobile.

7. Posso modificare le condizioni di separazione o divorzio nel tempo?

Sì, se cambiano le condizioni di vita dei coniugi o dei figli. È possibile richiedere una modifica dell’assegno di mantenimento, dell’affidamento o della divisione dei beni, presentando un nuovo ricorso in Tribunale.

8. Cosa fare se l’ex coniuge non paga l’assegno di mantenimento?

Se l’ex coniuge non versa il mantenimento stabilito dal giudice, si può agire legalmente attraverso:

  • Decreto ingiuntivo: per ottenere il pignoramento dello stipendio o del conto corrente.
  • Denuncia penale: il mancato pagamento può configurare il reato di violazione degli obblighi familiari (art. 570 c.p.).

9. La separazione o il divorzio influiscono sull’eredità?

Sì. Con la separazione, il coniuge ha ancora diritti successori, salvo diversa indicazione nel testamento. Con il divorzio, invece, il coniuge perde ogni diritto all’eredità dell’ex marito o moglie.

10. Quanto costa una separazione o un divorzio?

I costi dipendono dalla complessità del caso:

  • Separazione/divorzio consensuale: generalmente più economici, con costi legali ridotti.
  • Separazione/divorzio giudiziale: più costosi, in base alla durata e alla complessità delle controversie da risolvere.

Contatta l’Avvocato Fabiola De Stefano, legale esperto in separazioni e divorzi

Guida alla separazione giudiziale | Cosa fare | HowTo

Guida completa alla Separazione giudiziale

di Fabiola De Stefano cofondatore De Stefano & Iacobacci Avvocati

La separazione giudiziale è una procedura legale che può essere avviata da uno dei coniugi quando non vi è consenso reciproco alla separazione o quando esistono condizioni di conflitto tra le parti.

Di seguito è riportata una guida dettagliata sulla separazione giudiziale in Italia, con una spiegazione di ogni passaggio rilevante.

1. Cos’è la separazione giudiziale?

La separazione giudiziale è una procedura di separazione tra coniugi che viene gestita dinanzi al tribunale, su iniziativa di uno dei due coniugi, quando non vi è accordo comune.

Contrariamente alla separazione consensuale, che richiede un accordo tra i coniugi su tutte le condizioni (economiche, patrimoniali e relative alla custodia dei figli), nella separazione giudiziale è il giudice a decidere su questi aspetti.

2. Motivi della separazione giudiziale

In genere, i motivi principali per cui uno dei coniugi può chiedere la separazione giudiziale includono:
– Incompatibilità caratteriale: Conflitti insanabili o difficoltà di convivenza.
– Comportamenti lesivi della dignità del coniuge: Violenza domestica, infedeltà grave o altre situazioni che rendono intollerabile la convivenza.
– “Abbandono del tetto coniugale”: Se uno dei coniugi lascia la casa familiare senza giustificato motivo.
– Gravi mancanze verso la famiglia: Negligenza nei confronti dei doveri coniugali e familiari, tra cui il mancato sostentamento economico o trascuratezza verso i figli.

3. La Procedura di separazione giudiziale

a) Presentazione del ricorso
Il coniuge che intende richiedere la separazione giudiziale deve presentare un ricorso al tribunale competente (di solito quello del luogo in cui risiede la famiglia).

Questo documento deve contenere:
– I dettagli delle motivazioni della richiesta di separazione.
– Le richieste specifiche riguardanti il mantenimento, la divisione patrimoniale, e la custodia dei figli (se presenti).

b) Prima udienza e tentativo di conciliazione
Dopo il deposito del ricorso, il giudice fissa una prima udienza nella quale i coniugi sono chiamati a comparire. In questa sede, il giudice tenta di riconciliare i coniugi, ma se la riconciliazione non è possibile, procede con l’analisi delle domande presentate.

c) Provvedimenti provvisori
Nel caso in cui la riconciliazione non abbia esito positivo, il giudice può emettere dei provvedimenti provvisori per garantire la tutela economica e morale del coniuge più debole e dei figli. Questi provvedimenti possono riguardare:
– L’assegnazione della casa coniugale.
– L’affidamento dei figli e il diritto di visita del genitore non affidatario.
– Il mantenimento economico del coniuge o dei figli.

d) Istruttoria e prove
Dopo i provvedimenti provvisori, inizia la fase istruttoria, durante la quale vengono raccolte prove e testimonianze per sostenere le tesi di entrambe le parti.

Gli avvocati possono presentare documenti, chiamare testimoni e richiedere consulenze tecniche, ad esempio, in merito alla situazione economica dei coniugi.

4. Decisione del Giudice

Al termine del processo, il giudice emette una sentenza di separazione giudiziale che stabilisce:
– La divisione dei beni.
– Le condizioni economiche (assegno di mantenimento per il coniuge e per i figli).
– L’affidamento dei figli e le modalità di visita per il genitore non affidatario.

Le decisioni del giudice sono vincolanti e possono essere eseguite forzatamente, se una delle parti non dovesse rispettarle.

5. Durata della separazione giudiziale

La separazione giudiziale può richiedere diversi anni prima di giungere a una conclusione, soprattutto se i coniugi sono in conflitto su molte questioni.

Tuttavia, grazie alla riforma del processo civile e all’introduzione di strumenti alternativi di risoluzione dei conflitti (come la mediazione familiare), si cerca di ridurre i tempi processuali.

6. Assegno di mantenimento e spese per i figli

Uno dei temi centrali nella separazione è quello relativo all’assegno di mantenimento. Il giudice può decidere che uno dei coniugi debba fornire un sostegno economico all’altro, basato su vari fattori:
– Il reddito e il patrimonio di ciascun coniuge.
– Il contributo di ciascun coniuge alla vita familiare.
– Le esigenze del coniuge che richiede il mantenimento.

Anche per quanto riguarda i figli, il giudice stabilisce un assegno di mantenimento a favore dei figli minorenni o maggiorenni non economicamente autosufficienti, basato sui bisogni dei figli e sulle capacità economiche del genitore obbligato a versarlo.

7. Affidamento e custodia dei figli

In Italia, il principio fondamentale riguardante l’affidamento dei figli è l’affidamento condiviso, che implica che entrambi i genitori partecipino attivamente alla vita dei figli, anche dopo la separazione.

Tuttavia, in casi particolari, come situazioni di violenza o trascuratezza, il giudice può decidere per un affidamento esclusivo a uno dei genitori, con il diritto di visita regolamentato per l’altro.

8. Separazione e Divorzio: differenze

La separazione, anche quella giudiziale, non mette fine al matrimonio ma ne sospende gli effetti. Per porre fine definitivamente al matrimonio, è necessario avviare la procedura di divorzio, che può essere richiesta:
– Dopo sei mesi dalla separazione consensuale.
– Dopo un anno dalla separazione giudiziale.

Con il divorzio, il matrimonio viene sciolto, e gli ex coniugi possono risposarsi. Tuttavia, anche dopo il divorzio, il coniuge può avere diritto a un assegno divorzile, se le condizioni economiche lo giustificano.

9. Modifica delle condizioni di separazione

Le condizioni stabilite durante la separazione giudiziale non sono definitive.

Se nel tempo le circostanze cambiano (ad esempio, variazioni nelle condizioni economiche di uno dei coniugi o del benessere dei figli), ciascuno dei coniugi può chiedere al giudice di modificarle, presentando un nuovo ricorso.

Conclusione

La separazione giudiziale è una procedura complessa che richiede il supporto di un avvocato specializzato in diritto di famiglia. È fondamentale, soprattutto in presenza di figli, affrontare la separazione con consapevolezza e responsabilità, cercando di tutelare il benessere di tutte le parti coinvolte. Anche se il conflitto può essere inevitabile, la separazione giudiziale offre strumenti per garantire una risoluzione equa e giusta delle controversie.

Fabiola De Stefano è un avvocato particolarmente esperto in diritto di famiglia, minori, separazioni e divorzi, e si occupa con assiduità di violenza domestica.
Se hai bisogno di aiuto, chiama o scrivici

Miglior studio legale per reati sessuali | Avellino | Campania

Miglior studio legale per reati sessuali | Avellino | Campania

De Stefano & Iacobacci Avvocati è uno studio legale noto in Campania per la particolare esperienza in materia di reati sessuali, nonchè perchè da tantissimi anni ha al suo interno uno sportello antiviolenza ed antistalking gratuito

Reati Sessuali in Italia: di cosa ci occupiamo?

Introduzione

I reati sessuali rappresentano una grave violazione dei diritti umani e costituiscono un crimine punibile dalla legge. In Italia, la normativa in materia è stata oggetto di numerose riforme negli ultimi anni, con l’obiettivo di rafforzare la tutela delle vittime e garantire una maggiore efficacia delle indagini e dei processi.

Quali sono i reati sessuali?

I reati sessuali sono una vasta categoria di crimini che coinvolgono atti sessuali non consensuali o atti sessuali con minori. Alcuni dei reati sessuali più comuni previsti dal codice penale italiano sono:

  • Violenza sessuale: Comporta l’uso della forza, della minaccia o dell’abuso di autorità per costringere una persona a compiere o subire atti sessuali.
  • Atti sessuali con minorenne: Comprende qualsiasi atto sessuale con una persona di età inferiore ai 14 anni, anche se compiuto con il consenso del minore.
  • Corruzione di minorenne: Consiste nell’indurre un minore a compiere o a subire atti sessuali, o nel facilitare la commissione di tali atti.
  • Pornografia minorile: Comprende la produzione, la diffusione e il possesso di materiale pornografico che rappresenta minori.
  • Stalking: Consiste nel perseguitare una persona con condotte reiterate che provocano un grave disagio e turbamento.

Le conseguenze dei reati sessuali

I reati sessuali hanno conseguenze devastanti sulle vittime, sia a livello fisico che psicologico. Le vittime possono soffrire di traumi, disturbi post-traumatici da stress, depressione, ansia e difficoltà a relazionarsi con gli altri. Inoltre, i reati sessuali possono avere un impatto significativo sulla vita sociale, lavorativa e familiare delle vittime.

Cosa fare in caso di reato sessuale

  • Denunciare subito: È fondamentale denunciare il reato alle forze dell’ordine. La denuncia è lo strumento principale per far partire le indagini e perseguire il responsabile.
  • Raccogliere le prove: Conservare eventuali prove (messaggi, foto, oggetti) che possano supportare la denuncia.
  • Cercare supporto: Rivolgersi a centri antiviolenza, servizi sociali o professionisti della salute mentale per ricevere assistenza e supporto psicologico.
  • Non vergognarti: È importante ricordare che non sei da solo e che non hai alcuna colpa.

Tutela delle vittime

La legge italiana offre una serie di tutele alle vittime di reati sessuali, tra cui:

  • Assistenza psicologica: Le vittime hanno diritto a ricevere assistenza psicologica gratuita.
  • Protezione: Le forze dell’ordine possono adottare misure di protezione per garantire la sicurezza della vittima.
  • Riservatezza: L’identità della vittima viene tutelata nel corso delle indagini e del processo.
  • Risarcimento del danno: La vittima ha diritto a ottenere un risarcimento del danno da parte del responsabile del reato.

La prevenzione dei reati sessuali

La prevenzione dei reati sessuali è fondamentale per proteggere le persone, soprattutto i minori. Alcune azioni che possono essere intraprese sono:

  • Educazione: Promuovere l’educazione alla sessualità nelle scuole e nelle famiglie.
  • Sensibilizzazione: Sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei reati sessuali e sull’importanza della denuncia.
  • Controllo del territorio: Aumentare i controlli nelle zone a rischio.
  • Collaborazione tra istituzioni: Favorire la collaborazione tra scuole, forze dell’ordine e servizi sociali.

Conclusioni

I reati sessuali sono un fenomeno complesso e multifattoriale. Per combattere questo crimine è necessario un impegno congiunto di tutte le istituzioni e della società civile. È fondamentale che le vittime si sentano protette e supportate, e che i responsabili siano perseguiti con rigore.

Se vuoi approfondire un argomento specifico, puoi chiedere:

  • Le pene previste per i reati sessuali
  • Il ruolo del tribunale per i minorenni
  • Le associazioni che si occupano di assistenza alle vittime
  • Le campagne di prevenzione
  • Le differenze tra i vari tipi di reati sessuali

Ricorda: Se sei vittima o testimone di un reato sessuale, non esitare a denunciare.

Note:  Legislazione in continua evoluzione: La normativa sui reati sessuali può subire modifiche nel tempo. Differenze regionali: Le procedure e i servizi disponibili possono variare da regione a regione.
Per avere assistenza o consulenza legale in materia penale ed in particolare in materia di reati sessuali contatta il nostro studio, puoi scegliere se preferisci un avvocato donna od un avvocato uomo che possa ascoltarti senza imbarazzi.

o scrivici a avvocati@studiolegaledesia.com

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    Affidamento dei Figli: Un tema cruciale è l’affidamento dei figli, soprattutto in caso di separazione conflittuale. Le nostre consulenze riguardano come ottenere l’affidamento esclusivo, come gestire il diritto di visita e quali sono i diritti e doveri del genitore non affidatario. Ai nostri clienti vengono fornite informazioni su come le decisioni sul mantenimento dei figli vengono prese dai tribunali.

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    Cambio del nome e del sesso anagrafico, ancora un ok dal Tribunale di Campobasso grazie all’Avvocato Fabiola De Stefano

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    Tg3 Rai Molise

    https://www.rainews.it/tgr/molise/video/2024/07/sentenza-molise-campobasso-cambio-sesso-genere-disforia-24205b52-c48e-4da9-a90a-292d54a2399a.html

    Leggi il pezzo del Quotidiano del Molise

    https://www.quotidianomolise.com/articolo/cambio-del-nome-e-del-sesso-anagrafico-ancora-un-ok-dal-tribunale-di-campobasso

    L’avvocato Fabiola De Stefano è tra i più noti legali esperti della materia in Italia

     

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    L’avvocato Iacobacci possiede diverse caratteristiche peculiari che lo distinguono da un semplice avvocato penalista.

    Conoscenza approfondita del diritto penale e del diritto processuale penale:
    • Padronanza delle norme giuridiche che regolano il ricorso per cassazione, sia in materia sostanziale che processuale.
    • Capacità di individuare i vizi di forma e di sostanza che possono affettare la sentenza impugnata.
    • Abilità nel redigere un ricorso fornite di tutti i requisiti formali e sostanziali necessari per il suo proficuo esame da parte della Corte di Cassazione.
    Esperienza specifica in materia di ricorsi per cassazione:
    • Ampia conoscenza della giurisprudenza di legittimità in materia di ricorsi per cassazione, con particolare attenzione ai recenti orientamenti della Corte.
    • Capacità di valutare le probabilità di successo di un ricorso in cassazione, sulla base delle specifiche circostanze del caso concreto.
    • Abilità nel reperire e utilizzare i precedenti giurisprudenziali più pertinenti al caso da trattare.
    Doti di abilità processuale e argomentativa:
    • Eccellenti capacità di analisi e di sintesi, per individuare i profili di censura più rilevanti e formularli in modo chiaro e conciso.
    • Abilità nel redigere un ricorso persuasivo e argomentato, che evidenzi in modo efficace i vizi della sentenza impugnata e le ragioni per cui la stessa deve essere cassata.
    • Capacità di sostenere oralmente il ricorso davanti alla Corte di Cassazione, con padronanza dell’esposizione e degli argomenti giuridici.

    Oltre alle competenze giuridiche e processuali, l’avv. Danilo Iacobacci, quale penalista esperto in ricorsi per cassazione, possiede anche le seguenti doti:

    • Attenzione ai dettagli: La redazione di un ricorso per cassazione richiede una grande cura dei dettagli, sia nella forma che nella sostanza. Un errore, anche minimo, può compromettere l’esito del ricorso.
    • Capacità di lavoro autonomo: La preparazione di un ricorso per cassazione richiede un notevole impegno di tempo e di lavoro. Un penalista cassazionista deve essere in grado di lavorare in modo autonomo e di gestire autonomamente le proprie pratiche.
    • Capacità di relazionarsi con i clienti: Un penalista cassazionista deve saper comunicare in modo efficace con i propri clienti, per comprendere le loro esigenze e per informarli dell’andamento del ricorso.

    In accogliento della richiesta formalizzata dall’avvocato Iacobacci per una propria assistita, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio secondo cui l’inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse derivante da causa non imputabile al ricorrente comporta che quest’ultimo non possa essere condannato né al pagamento delle spese processuali, né al versamento di una somma in favore della Cassa per le ammende, in quanto il sopraggiunto venir meno del suo interesse alla decisione non configura un’ipotesi di soccombenza.

    In accogliento della richiesta formalizzata dall’avvocato Iacobacci per una propria assistita, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio secondo cui l’inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse derivante da causa non imputabile al ricorrente comporta che quest’ultimo non possa essere condannato né al pagamento delle spese processuali, né al versamento di una somma in favore della Cassa per le ammende, in quanto il sopraggiunto venir meno del suo interesse alla decisione non configura un’ipotesi di soccombenza.

    Secondo la Cassazione Penale Sent. Sez. 1 Num. 15908 Anno 2024:

    1. Il ricorso è inammissibile per rinuncia, avendo la ricorrente validamente
    formalizzato la rinuncia con atto sottoscritto dal difensore, procuratore speciale (Sez. U, n. 12603 del 24/11/2015 – dep. 25/03/2016, Celso, Rv. 266244).

    2. Alla declaratoria di inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse non consegue né la condanna al pagamento delle spese processuali né della sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende.

    3. Questo Collegio, pur consapevole di un contrario orientamento (espresso da Sez. 5, n. 39521 del 4/7/2018, Haeres Equita Sri, Rv. 273882; Sez. 5, n. 23636 del 21/3/2018, Horvat, Rv. 273325), ritiene di dover aderire al difforme e maggioritario indirizzo interpretativo, secondo il quale l’inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse derivante da causa non imputabile al ricorrente comporta che quest’ultimo non possa essere condannato né al pagamento delle spese processuali, né al versamento di una somma in favore della Cassa per le ammende, in quanto il sopraggiunto venir meno del suo interesse alla decisione non configura un’ipotesi di soccombenza (Sez. 3, n.
    29593 del 26/5/2021, Lombardi, Rv. 281785; Sez. 1, n. 11302 del 19/09/2017,
    dep. 2018, Rezmives, Rv. 272308; Sez. 6, n. 19209 del 31/1/2013,
    Scaricaciottoli, Rv. 256225; Sez. 6, n. 22747 del 6/3/2003, Caterino, Rv.
    226009; Sez. 1, n. 1695 del 19/3/1998, Papajani, Rv. 210561).
    Tale conclusione risulta riconducibile a quanto affermato dalle Sezioni Unite di questa Corte (Sez. U., n. 6624 del 27/10/2011, dep. 2012, Marinaj, Rv. 251694), secondo le quali la nozione della “carenza d’interesse sopraggiunta” va individuata nella valutazione negativa della persistenza, al momento della decisione, di un interesse all’impugnazione, la cui attualità è venuta meno a causa della mutata situazione dì fatto o di diritto intervenuta medio tempore, assorbendo la finalità perseguita dall’impugnante, o perché la stessa abbia già trovato concreta attuazione, ovvero in quanto abbia perso ogni rilevanza per il superamento del punto controverso. Per tale ragione, si è affermato che «alla declaratoria d’inammissibilità non segue la condanna del ricorrente al pagamento
    delle spese processuali e della sanzione pecuniaria, considerato che il venir meno dell’interesse alla decisione del ricorso è sopraggiunto alla sua proposizione, è ricollegabile unicamente a fattori connessi all’evoluzione dinamica della procedura di estradizione e non configura, per così dire, un’ipotesi di soccombenza del ricorrente (Sez. U, n. 20 del 09/10/1996, Vitale)».

    4. A tale affermazione consegue che in simili ipotesi, tra le quali rientra quella in esame, l’inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse non comporta alcuna conseguenza sfavorevole al ricorrente ex art. 616 cod. proc. pen.

    PQM
    Dichiara inammissibile il ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.

     

    Così Cassazione Penale Sent. Sez. 1 Num. 15908 Anno 2024

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