Guida alla separazione giudiziale | Cosa fare | HowTo

Guida completa alla Separazione giudiziale

di Fabiola De Stefano cofondatore De Stefano & Iacobacci Avvocati

La separazione giudiziale è una procedura legale che può essere avviata da uno dei coniugi quando non vi è consenso reciproco alla separazione o quando esistono condizioni di conflitto tra le parti.

Di seguito è riportata una guida dettagliata sulla separazione giudiziale in Italia, con una spiegazione di ogni passaggio rilevante.

1. Cos’è la separazione giudiziale?

La separazione giudiziale è una procedura di separazione tra coniugi che viene gestita dinanzi al tribunale, su iniziativa di uno dei due coniugi, quando non vi è accordo comune.

Contrariamente alla separazione consensuale, che richiede un accordo tra i coniugi su tutte le condizioni (economiche, patrimoniali e relative alla custodia dei figli), nella separazione giudiziale è il giudice a decidere su questi aspetti.

2. Motivi della separazione giudiziale

In genere, i motivi principali per cui uno dei coniugi può chiedere la separazione giudiziale includono:
– Incompatibilità caratteriale: Conflitti insanabili o difficoltà di convivenza.
– Comportamenti lesivi della dignità del coniuge: Violenza domestica, infedeltà grave o altre situazioni che rendono intollerabile la convivenza.
– “Abbandono del tetto coniugale”: Se uno dei coniugi lascia la casa familiare senza giustificato motivo.
– Gravi mancanze verso la famiglia: Negligenza nei confronti dei doveri coniugali e familiari, tra cui il mancato sostentamento economico o trascuratezza verso i figli.

3. La Procedura di separazione giudiziale

a) Presentazione del ricorso
Il coniuge che intende richiedere la separazione giudiziale deve presentare un ricorso al tribunale competente (di solito quello del luogo in cui risiede la famiglia).

Questo documento deve contenere:
– I dettagli delle motivazioni della richiesta di separazione.
– Le richieste specifiche riguardanti il mantenimento, la divisione patrimoniale, e la custodia dei figli (se presenti).

b) Prima udienza e tentativo di conciliazione
Dopo il deposito del ricorso, il giudice fissa una prima udienza nella quale i coniugi sono chiamati a comparire. In questa sede, il giudice tenta di riconciliare i coniugi, ma se la riconciliazione non è possibile, procede con l’analisi delle domande presentate.

c) Provvedimenti provvisori
Nel caso in cui la riconciliazione non abbia esito positivo, il giudice può emettere dei provvedimenti provvisori per garantire la tutela economica e morale del coniuge più debole e dei figli. Questi provvedimenti possono riguardare:
– L’assegnazione della casa coniugale.
– L’affidamento dei figli e il diritto di visita del genitore non affidatario.
– Il mantenimento economico del coniuge o dei figli.

d) Istruttoria e prove
Dopo i provvedimenti provvisori, inizia la fase istruttoria, durante la quale vengono raccolte prove e testimonianze per sostenere le tesi di entrambe le parti.

Gli avvocati possono presentare documenti, chiamare testimoni e richiedere consulenze tecniche, ad esempio, in merito alla situazione economica dei coniugi.

4. Decisione del Giudice

Al termine del processo, il giudice emette una sentenza di separazione giudiziale che stabilisce:
– La divisione dei beni.
– Le condizioni economiche (assegno di mantenimento per il coniuge e per i figli).
– L’affidamento dei figli e le modalità di visita per il genitore non affidatario.

Le decisioni del giudice sono vincolanti e possono essere eseguite forzatamente, se una delle parti non dovesse rispettarle.

5. Durata della separazione giudiziale

La separazione giudiziale può richiedere diversi anni prima di giungere a una conclusione, soprattutto se i coniugi sono in conflitto su molte questioni.

Tuttavia, grazie alla riforma del processo civile e all’introduzione di strumenti alternativi di risoluzione dei conflitti (come la mediazione familiare), si cerca di ridurre i tempi processuali.

6. Assegno di mantenimento e spese per i figli

Uno dei temi centrali nella separazione è quello relativo all’assegno di mantenimento. Il giudice può decidere che uno dei coniugi debba fornire un sostegno economico all’altro, basato su vari fattori:
– Il reddito e il patrimonio di ciascun coniuge.
– Il contributo di ciascun coniuge alla vita familiare.
– Le esigenze del coniuge che richiede il mantenimento.

Anche per quanto riguarda i figli, il giudice stabilisce un assegno di mantenimento a favore dei figli minorenni o maggiorenni non economicamente autosufficienti, basato sui bisogni dei figli e sulle capacità economiche del genitore obbligato a versarlo.

7. Affidamento e custodia dei figli

In Italia, il principio fondamentale riguardante l’affidamento dei figli è l’affidamento condiviso, che implica che entrambi i genitori partecipino attivamente alla vita dei figli, anche dopo la separazione.

Tuttavia, in casi particolari, come situazioni di violenza o trascuratezza, il giudice può decidere per un affidamento esclusivo a uno dei genitori, con il diritto di visita regolamentato per l’altro.

8. Separazione e Divorzio: differenze

La separazione, anche quella giudiziale, non mette fine al matrimonio ma ne sospende gli effetti. Per porre fine definitivamente al matrimonio, è necessario avviare la procedura di divorzio, che può essere richiesta:
– Dopo sei mesi dalla separazione consensuale.
– Dopo un anno dalla separazione giudiziale.

Con il divorzio, il matrimonio viene sciolto, e gli ex coniugi possono risposarsi. Tuttavia, anche dopo il divorzio, il coniuge può avere diritto a un assegno divorzile, se le condizioni economiche lo giustificano.

9. Modifica delle condizioni di separazione

Le condizioni stabilite durante la separazione giudiziale non sono definitive.

Se nel tempo le circostanze cambiano (ad esempio, variazioni nelle condizioni economiche di uno dei coniugi o del benessere dei figli), ciascuno dei coniugi può chiedere al giudice di modificarle, presentando un nuovo ricorso.

Conclusione

La separazione giudiziale è una procedura complessa che richiede il supporto di un avvocato specializzato in diritto di famiglia. È fondamentale, soprattutto in presenza di figli, affrontare la separazione con consapevolezza e responsabilità, cercando di tutelare il benessere di tutte le parti coinvolte. Anche se il conflitto può essere inevitabile, la separazione giudiziale offre strumenti per garantire una risoluzione equa e giusta delle controversie.

Fabiola De Stefano è un avvocato particolarmente esperto in diritto di famiglia, minori, separazioni e divorzi, e si occupa con assiduità di violenza domestica.
Se hai bisogno di aiuto, chiama o scrivici

Miglior studio legale per reati sessuali | Avellino | Campania

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De Stefano & Iacobacci Avvocati è uno studio legale noto in Campania per la particolare esperienza in materia di reati sessuali, nonchè perchè da tantissimi anni ha al suo interno uno sportello antiviolenza ed antistalking gratuito

Reati Sessuali in Italia: di cosa ci occupiamo?

Introduzione

I reati sessuali rappresentano una grave violazione dei diritti umani e costituiscono un crimine punibile dalla legge. In Italia, la normativa in materia è stata oggetto di numerose riforme negli ultimi anni, con l’obiettivo di rafforzare la tutela delle vittime e garantire una maggiore efficacia delle indagini e dei processi.

Quali sono i reati sessuali?

I reati sessuali sono una vasta categoria di crimini che coinvolgono atti sessuali non consensuali o atti sessuali con minori. Alcuni dei reati sessuali più comuni previsti dal codice penale italiano sono:

  • Violenza sessuale: Comporta l’uso della forza, della minaccia o dell’abuso di autorità per costringere una persona a compiere o subire atti sessuali.
  • Atti sessuali con minorenne: Comprende qualsiasi atto sessuale con una persona di età inferiore ai 14 anni, anche se compiuto con il consenso del minore.
  • Corruzione di minorenne: Consiste nell’indurre un minore a compiere o a subire atti sessuali, o nel facilitare la commissione di tali atti.
  • Pornografia minorile: Comprende la produzione, la diffusione e il possesso di materiale pornografico che rappresenta minori.
  • Stalking: Consiste nel perseguitare una persona con condotte reiterate che provocano un grave disagio e turbamento.

Le conseguenze dei reati sessuali

I reati sessuali hanno conseguenze devastanti sulle vittime, sia a livello fisico che psicologico. Le vittime possono soffrire di traumi, disturbi post-traumatici da stress, depressione, ansia e difficoltà a relazionarsi con gli altri. Inoltre, i reati sessuali possono avere un impatto significativo sulla vita sociale, lavorativa e familiare delle vittime.

Cosa fare in caso di reato sessuale

  • Denunciare subito: È fondamentale denunciare il reato alle forze dell’ordine. La denuncia è lo strumento principale per far partire le indagini e perseguire il responsabile.
  • Raccogliere le prove: Conservare eventuali prove (messaggi, foto, oggetti) che possano supportare la denuncia.
  • Cercare supporto: Rivolgersi a centri antiviolenza, servizi sociali o professionisti della salute mentale per ricevere assistenza e supporto psicologico.
  • Non vergognarti: È importante ricordare che non sei da solo e che non hai alcuna colpa.

Tutela delle vittime

La legge italiana offre una serie di tutele alle vittime di reati sessuali, tra cui:

  • Assistenza psicologica: Le vittime hanno diritto a ricevere assistenza psicologica gratuita.
  • Protezione: Le forze dell’ordine possono adottare misure di protezione per garantire la sicurezza della vittima.
  • Riservatezza: L’identità della vittima viene tutelata nel corso delle indagini e del processo.
  • Risarcimento del danno: La vittima ha diritto a ottenere un risarcimento del danno da parte del responsabile del reato.

La prevenzione dei reati sessuali

La prevenzione dei reati sessuali è fondamentale per proteggere le persone, soprattutto i minori. Alcune azioni che possono essere intraprese sono:

  • Educazione: Promuovere l’educazione alla sessualità nelle scuole e nelle famiglie.
  • Sensibilizzazione: Sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei reati sessuali e sull’importanza della denuncia.
  • Controllo del territorio: Aumentare i controlli nelle zone a rischio.
  • Collaborazione tra istituzioni: Favorire la collaborazione tra scuole, forze dell’ordine e servizi sociali.

Conclusioni

I reati sessuali sono un fenomeno complesso e multifattoriale. Per combattere questo crimine è necessario un impegno congiunto di tutte le istituzioni e della società civile. È fondamentale che le vittime si sentano protette e supportate, e che i responsabili siano perseguiti con rigore.

Se vuoi approfondire un argomento specifico, puoi chiedere:

  • Le pene previste per i reati sessuali
  • Il ruolo del tribunale per i minorenni
  • Le associazioni che si occupano di assistenza alle vittime
  • Le campagne di prevenzione
  • Le differenze tra i vari tipi di reati sessuali

Ricorda: Se sei vittima o testimone di un reato sessuale, non esitare a denunciare.

Note:  Legislazione in continua evoluzione: La normativa sui reati sessuali può subire modifiche nel tempo. Differenze regionali: Le procedure e i servizi disponibili possono variare da regione a regione.
Per avere assistenza o consulenza legale in materia penale ed in particolare in materia di reati sessuali contatta il nostro studio, puoi scegliere se preferisci un avvocato donna od un avvocato uomo che possa ascoltarti senza imbarazzi.

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    In accogliento della richiesta formalizzata dall’avvocato Iacobacci per una propria assistita, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio secondo cui l’inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse derivante da causa non imputabile al ricorrente comporta che quest’ultimo non possa essere condannato né al pagamento delle spese processuali, né al versamento di una somma in favore della Cassa per le ammende, in quanto il sopraggiunto venir meno del suo interesse alla decisione non configura un’ipotesi di soccombenza.

    In accogliento della richiesta formalizzata dall’avvocato Iacobacci per una propria assistita, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio secondo cui l’inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse derivante da causa non imputabile al ricorrente comporta che quest’ultimo non possa essere condannato né al pagamento delle spese processuali, né al versamento di una somma in favore della Cassa per le ammende, in quanto il sopraggiunto venir meno del suo interesse alla decisione non configura un’ipotesi di soccombenza.

    Secondo la Cassazione Penale Sent. Sez. 1 Num. 15908 Anno 2024:

    1. Il ricorso è inammissibile per rinuncia, avendo la ricorrente validamente
    formalizzato la rinuncia con atto sottoscritto dal difensore, procuratore speciale (Sez. U, n. 12603 del 24/11/2015 – dep. 25/03/2016, Celso, Rv. 266244).

    2. Alla declaratoria di inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse non consegue né la condanna al pagamento delle spese processuali né della sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende.

    3. Questo Collegio, pur consapevole di un contrario orientamento (espresso da Sez. 5, n. 39521 del 4/7/2018, Haeres Equita Sri, Rv. 273882; Sez. 5, n. 23636 del 21/3/2018, Horvat, Rv. 273325), ritiene di dover aderire al difforme e maggioritario indirizzo interpretativo, secondo il quale l’inammissibilità del ricorso per cassazione per sopravvenuta carenza di interesse derivante da causa non imputabile al ricorrente comporta che quest’ultimo non possa essere condannato né al pagamento delle spese processuali, né al versamento di una somma in favore della Cassa per le ammende, in quanto il sopraggiunto venir meno del suo interesse alla decisione non configura un’ipotesi di soccombenza (Sez. 3, n.
    29593 del 26/5/2021, Lombardi, Rv. 281785; Sez. 1, n. 11302 del 19/09/2017,
    dep. 2018, Rezmives, Rv. 272308; Sez. 6, n. 19209 del 31/1/2013,
    Scaricaciottoli, Rv. 256225; Sez. 6, n. 22747 del 6/3/2003, Caterino, Rv.
    226009; Sez. 1, n. 1695 del 19/3/1998, Papajani, Rv. 210561).
    Tale conclusione risulta riconducibile a quanto affermato dalle Sezioni Unite di questa Corte (Sez. U., n. 6624 del 27/10/2011, dep. 2012, Marinaj, Rv. 251694), secondo le quali la nozione della “carenza d’interesse sopraggiunta” va individuata nella valutazione negativa della persistenza, al momento della decisione, di un interesse all’impugnazione, la cui attualità è venuta meno a causa della mutata situazione dì fatto o di diritto intervenuta medio tempore, assorbendo la finalità perseguita dall’impugnante, o perché la stessa abbia già trovato concreta attuazione, ovvero in quanto abbia perso ogni rilevanza per il superamento del punto controverso. Per tale ragione, si è affermato che «alla declaratoria d’inammissibilità non segue la condanna del ricorrente al pagamento
    delle spese processuali e della sanzione pecuniaria, considerato che il venir meno dell’interesse alla decisione del ricorso è sopraggiunto alla sua proposizione, è ricollegabile unicamente a fattori connessi all’evoluzione dinamica della procedura di estradizione e non configura, per così dire, un’ipotesi di soccombenza del ricorrente (Sez. U, n. 20 del 09/10/1996, Vitale)».

    4. A tale affermazione consegue che in simili ipotesi, tra le quali rientra quella in esame, l’inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse non comporta alcuna conseguenza sfavorevole al ricorrente ex art. 616 cod. proc. pen.

    PQM
    Dichiara inammissibile il ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.

     

    Così Cassazione Penale Sent. Sez. 1 Num. 15908 Anno 2024

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    Il Tribunale di Avellino accoglie le tesi dell’avv. Fabiola De Stefano in materia di riconoscimento di paternità.

    Il TRIBUNALE DI AVELLINO, PRIMA SEZIONE CIVILE, pres.dott. Raffaele Califano e relatore dott.ssa Paola Beatrice, ha accolto con la appena pubblicata sentenza, le tesi dell’avv. Fabiola De Stefano in materia di rinascimento di paternità.

    La donna, dell’hinterland avellinese, difesa dall’avvocato Fabiola De Stefano si era opposta alla richiesta avanzata dall’ex compagno di riconoscimento del bambino nato dopo la loro separazione, adducendo condotte dell’uomo che evidenziavano una inidoneità al riconoscimento.

    Il tribunale irpino, accogliendo le tesi della difesa della donna, ha  ricordato come in tema di riconoscimento dei figli nati fuori del matrimonio, in caso di rifiuto del consenso di un genitore, il giudice è tenuto a operare un bilanciamento tra il diritto soggettivo di colui che vuole riconoscere il figlio e l’interesse del minore a non subire una compromissione del proprio sviluppo psico-fisico, da compiersi operando un giudizio prognostico sulla sussistenza, nel caso specifico, di un grave pregiudizio per il minore che derivi dal puro e semplice acquisto dello “status” genitoriale e che si riveli superiore al disagio psichico conseguente alla mancanza o non conoscenza di uno dei genitori.

    In altri termini il diritto del genitore a riconoscere il proprio figlio può essere sacrificato qualora si sia in presenza del rischio della compromissione dello sviluppo psicofisico del minore. Ad affermare i suddetti principi è stata la Corte di Cassazione sin dagli anni novanta ma anche “l’interesse alla certezza degli “status” ed alla stabilità dei rapporti familiari, nell’ambito di una sempre maggiore considerazione del diritto all’identità personale, non necessariamente correlato alla verità biologica ma ai legami affettivi e personali sviluppatisi all’interno di una famiglia

    L’Avvocato Danilo Iacobacci tratta con assiduità i reati per i quali il Tribunale di Avellino celebra più processi

    L’Avvocato Danilo Iacobacci, cofondatore di De Stefano & Iacobacci Avvocati,  tratta con assiduità i reati per i quali il Tribunale di Avellino celebra più processi – sulla base dei dati oggi disponibili -, che sono quelli che offendono i beni giuridici più importanti, quali l’integrità fisica e psichica della persona, il patrimonio e la pubblica amministrazione.

    In particolare, i reati più frequenti sono:

    • Lesioni personali: sono lesioni fisiche che provocano una malattia o un’incapacità lavorativa per un periodo superiore a venti giorni.
    • Maltrattamenti: sono atti di violenza o sevizie ripetuti nei confronti di una persona, in particolare di un familiare.
    • Omicidio: è il reato che porta alla morte di un’altra persona.
    • Furto: è la sottrazione di beni mobili altrui.
    • Rapina: è la sottrazione di beni mobili altrui con violenza o minaccia.
    • Estorsione: è la richiesta di denaro o di altra utilità con minaccia di recare danno.
    • Concussione: è l’induzione di un pubblico ufficiale a compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio.
    • Corruzione: è l’offerta o la promessa di denaro o altra utilità a un pubblico ufficiale per ottenere un atto contrario ai doveri d’ufficio.
    • Abuso d’ufficio: è l’uso di poteri o facoltà per fini diversi da quelli per cui sono stati conferiti.

    Questi reati possono avere conseguenze devastanti per le vittime, sia dal punto di vista fisico che psicologico.

    Le lesioni personali possono portare a disabilità permanenti o alla morte. I maltrattamenti possono causare traumi psicologici che possono durare per tutta la vita.

    Gli omicidi privano una persona della vita, interrompendo la sua esistenza e il suo percorso di vita.

    I furti, le rapine e le estorsioni possono causare danni economici significativi alle vittime.

    La concussione, la corruzione e l’abuso d’ufficio possono danneggiare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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    Cambio del sesso anagrafico e del nome senza intervento chirurgico: anche il Tribunale di Campobasso accoglie le tesi di De Stefano & Iacobacci Avvocati

    Cambio del sesso anagrafico e del nome senza intervento chirurgico: Campobasso entra a pieno titolo tra i Tribunali pionieristici sulla materia in Italia seguendo a ruota le sentenze dei tribunali irpini.

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    Fabiola De Stefano è tra i più noti avvocati italiani ad occuparsi della materia, ed è il legale che ha generato la giurisprudenza di merito favorevole al cambio sesso e nome senza intervento chirurgico.

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