Sentenza della Corte di Giustizia UE (1° agosto 2025): arresto del modello “paesi sicuri” e dei centri in Albania

Sentenza della Corte di Giustizia UE (1° agosto 2025): arresto del modello “paesi sicuri” e dei centri in Albania

Introduzione
Il 1° agosto 2025 la Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE), in sede di Grande Sezione, ha depositato una sentenza (cause riunite C‑758/24 Aiace e C‑759/24 Canpelli) che rappresenta una svolta critica per il modello italiano dei “paesi di origine sicuri” e per l’esternalizzazione delle procedure d’asilo in Albania (sistemapenale.it).

1. Principi giuridici sottolineati dalla CGUE

  • La designazione legislativa di paesi terzi come sicuri è ammessa, a condizione che tale decisione possa essere oggetto di controllo giurisdizionale effettivo, conforme ai requisiti dell’Allegato I della Direttiva 2013/32/UE e all’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali (sistemapenale.it).
  • Tale designazione non può prescindere dall’essere basata su fonti informative accessibili e trasparenti, che consentano sia al richiedente che al giudice nazionale di verificarne la legittimità (Amnesty International Italia).
  • Un paese non può essere considerato “sicuro” se la protezione è garantita solo a parte della popolazione, perché l’esame deve riguardare l’intera collettività, inclusi i gruppi vulnerabili (AP News).

2. Conseguenze concreta: fine del “modello Albania”

  • L’accordo del 2023 tra Italia e Albania, che prevedeva centri gestiti da autorità italiane a Gjadër e Shëngjin per lo svolgimento accelerato delle procedure d’asilo, subisce un fermo giudiziario: la sentenza ne contesta la base giuridica, rendendo attualmente impraticabile il trasferimento dei richiedenti.
  • L’infrastruttura di detenzione e l’intero modello rischiano di essere “di fatto smantellati” (Reuters). Anche Amnesty ha definito la sentenza come un colpo pesante all’accordo, ribadendo che trasferimenti basati sul principio di “paese sicuro” non sarebbero conformi al diritto UE senza adeguate garanzie giurisdizionali (Amnesty International Italia).

3. Reazioni politiche e criticità pratiche

  • Il governo italiano ha definito la sentenza una “sorpresa” e una manifestazione di eccesso politico della magistratura europea, sostenendo che ciò compromette l’efficacia delle politiche migratorie e limita l’autonomia dei poteri esecutivo e legislativo (Financial Times, AP News, Reuters, euronews).
  • Gli osservatori segnalano che i centri in Albania risultano costosi e al momento vuoti, con un impatto finanziario rilevante rispetto a strutture analoghe in Italia (Reuters).

4. Verso il futuro: necessità di adeguamenti normativi nazionali ed europei

  • Già si prospetta l’avvio di riforme per armonizzare la normativa italiana con i nuovi criteri europei, in particolare garantire trasparenza, informazione e possibilità di impugnazione nelle designazioni dei “paesi sicuri” (osservatoriosullefonti.it).
  • La sentenza funge da precedente giuridico esemplare per l’UE, impattando non solo le prassi italiane ma anche l’applicazione futura del Patto europeo su migrazione e asilo (Amnesty International Italia).

Conclusione

La sentenza del 1° agosto 2025 segna una battuta d’arresto per le politiche sull’asilo volte a esternalizzare e accelerare le procedure tramite l’uso di “paesi di origine sicuri”. Essa riafferma il ruolo centrale della giurisdizione, della trasparenza e del diritto a un risultato equo in materia di diritto d’asilo. L’Italia, e in futuro l’Unione, dovrà rivedere approcci legislativi e procedure operative alla luce di questi standard

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