Il Tribunale di Avellino accoglie le tesi dell’avv. Fabiola De Stefano in materia di riconoscimento di paternità.

Il TRIBUNALE DI AVELLINO, PRIMA SEZIONE CIVILE, pres.dott. Raffaele Califano e relatore dott.ssa Paola Beatrice, ha accolto con la appena pubblicata sentenza, le tesi dell’avv. Fabiola De Stefano in materia di rinascimento di paternità.

La donna, dell’hinterland avellinese, difesa dall’avvocato Fabiola De Stefano si era opposta alla richiesta avanzata dall’ex compagno di riconoscimento del bambino nato dopo la loro separazione, adducendo condotte dell’uomo che evidenziavano una inidoneità al riconoscimento.

Il tribunale irpino, accogliendo le tesi della difesa della donna, ha  ricordato come in tema di riconoscimento dei figli nati fuori del matrimonio, in caso di rifiuto del consenso di un genitore, il giudice è tenuto a operare un bilanciamento tra il diritto soggettivo di colui che vuole riconoscere il figlio e l’interesse del minore a non subire una compromissione del proprio sviluppo psico-fisico, da compiersi operando un giudizio prognostico sulla sussistenza, nel caso specifico, di un grave pregiudizio per il minore che derivi dal puro e semplice acquisto dello “status” genitoriale e che si riveli superiore al disagio psichico conseguente alla mancanza o non conoscenza di uno dei genitori.

In altri termini il diritto del genitore a riconoscere il proprio figlio può essere sacrificato qualora si sia in presenza del rischio della compromissione dello sviluppo psicofisico del minore. Ad affermare i suddetti principi è stata la Corte di Cassazione sin dagli anni novanta ma anche “l’interesse alla certezza degli “status” ed alla stabilità dei rapporti familiari, nell’ambito di una sempre maggiore considerazione del diritto all’identità personale, non necessariamente correlato alla verità biologica ma ai legami affettivi e personali sviluppatisi all’interno di una famiglia

L’Avvocato Danilo Iacobacci tratta con assiduità i reati per i quali il Tribunale di Avellino celebra più processi

L’Avvocato Danilo Iacobacci, cofondatore di De Stefano & Iacobacci Avvocati,  tratta con assiduità i reati per i quali il Tribunale di Avellino celebra più processi – sulla base dei dati oggi disponibili -, che sono quelli che offendono i beni giuridici più importanti, quali l’integrità fisica e psichica della persona, il patrimonio e la pubblica amministrazione.

In particolare, i reati più frequenti sono:

  • Lesioni personali: sono lesioni fisiche che provocano una malattia o un’incapacità lavorativa per un periodo superiore a venti giorni.
  • Maltrattamenti: sono atti di violenza o sevizie ripetuti nei confronti di una persona, in particolare di un familiare.
  • Omicidio: è il reato che porta alla morte di un’altra persona.
  • Furto: è la sottrazione di beni mobili altrui.
  • Rapina: è la sottrazione di beni mobili altrui con violenza o minaccia.
  • Estorsione: è la richiesta di denaro o di altra utilità con minaccia di recare danno.
  • Concussione: è l’induzione di un pubblico ufficiale a compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio.
  • Corruzione: è l’offerta o la promessa di denaro o altra utilità a un pubblico ufficiale per ottenere un atto contrario ai doveri d’ufficio.
  • Abuso d’ufficio: è l’uso di poteri o facoltà per fini diversi da quelli per cui sono stati conferiti.

Questi reati possono avere conseguenze devastanti per le vittime, sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Le lesioni personali possono portare a disabilità permanenti o alla morte. I maltrattamenti possono causare traumi psicologici che possono durare per tutta la vita.

Gli omicidi privano una persona della vita, interrompendo la sua esistenza e il suo percorso di vita.

I furti, le rapine e le estorsioni possono causare danni economici significativi alle vittime.

La concussione, la corruzione e l’abuso d’ufficio possono danneggiare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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Avvocato ad Avellino esperto in reati di criminalità organizzata e criminalità comune (es. estorsioni, omicidi plurimi, spaccio ed associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, etc.);

Quali sono nell’ordinamento italiano i reati di criminalità organizzata e criminalità comune (es. estorsioni, omicidi plurimi, spaccio ed associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, etc.)

L’Avvocato Danilo Iacobacci del foro di Avellino è un penalista cassazionista particolarmente espero in materia.

L’ordinamento italiano distingue tra reati di criminalità organizzata e reati di criminalità comune sulla base della natura e delle caratteristiche delle organizzazioni criminali che li commettono.

I reati di criminalità organizzata sono quelli commessi da organizzazioni criminali, ovvero da gruppi di persone che agiscono in modo coordinato e strutturato per la commissione di reati.

I reati di criminalità comune, invece, sono quelli commessi da singoli individui o da gruppi di persone che non agiscono in modo coordinato e strutturato.

Ecco alcuni esempi di reati di criminalità organizzata:

  • Associazione a delinquere di stampo mafioso
  • Associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti
  • Associazione per delinquere finalizzata alla rapina
  • Associazione per delinquere finalizzata all’estorsione
  • Associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio

Ecco alcuni esempi di reati di criminalità comune:

  • Omicidio
  • Furto
  • Rapina
  • Estorsione
  • Rapporto sessuale con minore
  • Spaccio di stupefacenti

In generale, i reati di criminalità organizzata sono più gravi dei reati di criminalità comune. Questo perché le organizzazioni criminali sono più pericolose per la società, in quanto sono in grado di commettere reati più gravi e di più ampio impatto.

Inoltre, i reati di criminalità organizzata sono punibili con pene più severe. Questo perché è necessario scoraggiare la formazione e l’attività delle organizzazioni criminali.

È importante notare che non esiste una definizione univoca di criminalità organizzata. La definizione di criminalità organizzata varia a seconda dei diversi ordinamenti giuridici.

Cosa provare per essere assolto da questi reati

 

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Penalista esperto in reati contro l’amministrazione della giustizia (es. calunnia, falsa testimonianza, etc.)

Cosa sono in Italia i reati contro l’amministrazione della giustizia (es. calunnia, falsa testimonianza, etc.)

De Stefano & Iacobacci Avvocati è uno studio legale particolaremente esperto in tale genere di reati.

I reati contro l’amministrazione della giustizia sono tutti quei reati che hanno come obiettivo o come effetto di ostacolare o impedire il regolare svolgimento dell’attività giudiziaria.

In Italia, i reati contro l’amministrazione della giustizia sono disciplinati dal Libro II, Titolo III del codice penale.

Tra i reati contro l’amministrazione della giustizia più comuni, si annoverano:

La calunnia: consiste nell’accusare falsamente una persona di un reato, al fine di danneggiarne la reputazione o di farla condannare.

La falsa testimonianza: consiste nel deporre falsamente in un processo, al fine di far condannare o assolvere una persona.

La reticenza: consiste nel non rispondere a una domanda posta in un processo, al fine di impedire di fare emergere la verità.

La falsa perizia: consiste nel redigere una perizia falsa, al fine di far condannare o assolvere una persona.

La corruzione in atti giudiziari: consiste nel corrompere un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, al fine di ottenere un vantaggio in un processo.

La frode in processo penale e depistaggio: consiste nel commettere atti fraudolenti, al fine di impedire o ostacolare l’accertamento della verità in un processo penale.

I reati contro l’amministrazione della giustizia sono punibili con pene severe, che possono arrivare fino alla reclusione a 20 anni.

La pena è aumentata se il reato è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio nell’esercizio delle proprie funzioni.

I reati contro l’amministrazione della giustizia sono puniti in modo severo perché sono finalizzati a minare la fiducia dei cittadini nella giustizia.

Cosa si deve dimostrare per essere assolti da questi reati

Per essere assolti da un reato contro l’amministrazione della giustizia, l’imputato deve dimostrare la propria innocenza. In particolare, deve dimostrare di non aver agito con dolo o colpa, e che non ha avuto l’intenzione di ostacolare o impedire il regolare svolgimento dell’attività giudiziaria.

In alcuni casi, l’imputato può anche dimostrare di aver agito in stato di necessità o in stato di legittima difesa.

Ecco alcuni esempi di come l’imputato può dimostrare la propria innocenza:

Nel caso di calunnia, l’imputato può dimostrare di non aver avuto alcun motivo per accusare falsamente la vittima.

Nel caso di falsa testimonianza, l’imputato può dimostrare di aver deposto in buona fede, credendo di dire la verità.

Nel caso di reticenza, l’imputato può dimostrare di non aver risposto alla domanda posta in un processo per un motivo legittimo, ad esempio perché non era in grado di rispondere o perché riteneva che la risposta non fosse rilevante per il processo.

Nel caso di falsa perizia, l’imputato può dimostrare di aver redatto la perizia in buona fede, sulla base di quanto gli era stato comunicato dal pubblico ministero o dall’imputato.

Nel caso di corruzione in atti giudiziari, l’imputato può dimostrare di non aver corrotto il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio.

Nel caso di frode in processo penale e depistaggio, l’imputato può dimostrare di non aver commesso atti fraudolenti.

È importante ricordare che, in caso di reato contro l’amministrazione della giustizia, l’imputato ha l’onere di dimostrare la propria innocenza. Il pubblico ministero, invece, ha l’onere di dimostrare la colpevolezza dell’imputato.

 

 

Penalista esperto in reati contro il patrimonio (es. furto, rapina, truffa, etc.)

Cosa sono in Italia i reati contro il patrimonio (es. furto, rapina, truffa, etc.)

In Italia, i reati contro il patrimonio sono tutti quei reati che colpiscono il patrimonio di una persona o di un ente, sia pubblico che privato.

Se hai bisogno di un penalista esperto in materia, contattaci!

Questi reati possono essere suddivisi in diverse categorie, tra cui:

  • Reati contro il possesso: furto, rapina, estorsione, usurpazione, ecc.
  • Reati contro i beni mobili e immobili: danneggiamento, distruzione, ricettazione, riciclaggio, ecc.
  • Reati contro i diritti di credito: truffa, frode, usura, ecc.

Alcuni esempi specifici di reati contro il patrimonio in Italia includono:

  • Il furto: consiste nell’impossessamento di un bene mobile altrui, al fine di trarne profitto.
  • La rapina: consiste nell’impossessamento di un bene mobile altrui, mediante violenza o minaccia.
  • L’estorsione: consiste nel costringere una persona a fare o a non fare qualcosa, mediante minaccia di un male ingiusto.
  • L’usurpazione: consiste nell’impossessarsi di un bene immobile altrui, senza il consenso del proprietario.
  • Il danneggiamento: consiste nella distruzione o nel deterioramento di un bene mobile o immobile altrui.
  • La ricettazione: consiste nel ricevere, detenere o trasportare beni che si sa o si ha motivo di sospettare di provenire da un reato.
  • Il riciclaggio: consiste nel convertire, trasferire, occultare o dissimulare denaro o beni che si sanno o si hanno motivo di sospettare di provenire da un reato.
  • La truffa: consiste nel raggirare una persona, inducendola a compiere un atto dal quale deriva un ingiusto profitto per l’autore del reato e un danno per il soggetto raggirato.
  • La frode: consiste nell’uso di mezzi fraudolenti per procurarsi un ingiusto profitto o per recare un danno a terzi.

I reati contro il patrimonio possono avere un impatto significativo sulla vita delle persone e delle imprese. Possono causare danni economici, la perdita di beni e la perdita di fiducia.

Come difendersi da una accusa di reati contro il patrimonio

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Penalista esperto in reati contro le persone e quindi ogni delitto inerente episodi di violenza fisica o psicologica di qualsiasi genere e/o natura (es. stalking, omicidio, lesioni, istigazione al suicidio, etc.)

Cosa sono i reati contro le persone e quindi ogni delitto inerente episodi di violenza fisica o psicologica di qualsiasi genere e/o natura (es. stalking, omicidio, lesioni, istigazione al suicidio, etc.)

In Italia, i reati contro le persone sono tutti quei reati che colpiscono la persona umana nella sua integrità fisica, psichica o morale.

Se hai necessità di uno studio legale esperto in materia sei nel posto giusto, contattaci!

Questi reati possono essere suddivisi in diverse categorie, tra cui:

  • Reati contro la vita e l’incolumità personale: omicidio, omicidio preterintenzionale, lesioni personali, lesioni personali gravi, lesioni personali gravissime, lesioni colpose, ecc.
  • Reati contro la libertà personale: sequestro di persona, violenza privata, minaccia, ecc.
  • Reati contro l’onore: diffamazione, ingiuria, ecc.
  • Reati contro la famiglia: maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo, ecc.
  • Reati contro la persona tutelata: stalking, estorsione, ecc.

Alcuni esempi specifici di reati contro le persone in Italia includono:

  • L’omicidio: consiste nell’uccisione di un essere umano.
  • Le lesioni personali: consistono nella lesione dell’integrità fisica o psichica di un essere umano.
  • Lo stalking: consiste nel protrarsi nel tempo di comportamenti vessatori e molesti nei confronti di una persona.
  • La violenza sessuale: consiste nella coercizione o nel raggiro di una persona a compiere o subire un atto sessuale.
  • L’estorsione: consiste nella minaccia di un male ingiusto per costringere una persona a fare qualcosa.

I reati contro le persone possono avere un impatto significativo sulla vita delle vittime. Possono causare dolore fisico, sofferenza emotiva e danni permanenti alla salute. Possono anche avere un impatto negativo sulla famiglia e sugli amici della vittima.

Quale strategia difensiva deve tenere un indagato per questi delitti.

La strategia difensiva da adottare per difendersi da un reato contro le persone varia a seconda delle circostanze specifiche del caso. Tuttavia, ci sono alcune linee guida generali che possono essere utili.

La prima cosa da fare è rivolgersi immediatamente a un avvocato esperto in reati contro le persone. Un buon avvocato sarà in grado di valutare la situazione e di fornire la consulenza legale più appropriata.

In generale, la strategia difensiva dovrebbe concentrarsi su due obiettivi principali:

  • Provare l’innocenza dell’imputato. Questo può essere fatto dimostrando che l’imputato non ha commesso il reato, o che non ha agito con dolo o colpa.
  • Ridurre la pena in caso di condanna. Questo può essere fatto dimostrando che l’imputato ha collaborato con le indagini, o che ha subito gravi conseguenze a causa del reato.

In alcuni casi, può essere utile anche negoziare un patteggiamento con la Procura della Repubblica. Un patteggiamento può comportare una riduzione della pena, o l’abbandono di alcune accuse.

Ecco alcuni consigli specifici per difendersi da un reato contro le persone:

  • Non fare dichiarazioni spontanee alle autorità. È importante ricordare che tutto ciò che si dice può essere utilizzato contro di sé durante le indagini o il processo.
  • Non distruggere prove. Se si è coinvolti in un’indagine, è importante conservare tutte le prove rilevanti, come documenti, e-mail o altre registrazioni.
  • Collaborare con le indagini. Se si è coinvolti in un’indagine, è importante collaborare con le autorità, fornendo loro tutte le informazioni in proprio possesso.
  • Assumere un avvocato esperto. Un buon avvocato sarà in grado di difendere i propri diritti e di garantire che si riceva un giusto processo.

È importante ricordare che ogni caso è diverso, e che la strategia difensiva più appropriata varia a seconda delle circostanze specifiche.

In particolare, per i reati contro le persone, è importante prestare particolare attenzione alla risultanza di eventuali lesioni o danni fisici. In questi casi, è fondamentale ottenere le cure mediche necessarie e conservare tutte le prove relative alle lesioni, come fotografie, referti medici e testimonianze.

È inoltre importante evitare di entrare in contatto con la vittima o con i testimoni. Questo potrebbe essere interpretato come un tentativo di influenzare le indagini o il processo.

Infine, è importante essere il più possibile coerenti nelle proprie dichiarazioni. È importante fornire alle autorità le stesse informazioni in ogni occasione, in modo da non creare contraddizioni che potrebbero essere utilizzate contro di sé.

Se si è coinvolti in un’indagine per un reato contro le persone, è importante ricordare che si ha diritto a un giusto processo e che si ha diritto ad avere un avvocato al proprio fianco.

Quale strategia difensiva deve avere la persona offesa per questi delitti

La strategia difensiva da adottare per la persona offesa da un reato contro le persone varia a seconda delle circostanze specifiche del caso. Tuttavia, ci sono alcune linee guida generali che possono essere utili.

La prima cosa da fare è rivolgersi immediatamente a un avvocato esperto in reati contro le persone. Un buon avvocato sarà in grado di valutare la situazione e di fornire la consulenza legale più appropriata.

In generale, la strategia difensiva dovrebbe concentrarsi su due obiettivi principali:

  • Proteggere i propri diritti. La persona offesa ha diritto a essere protetta dal reo, e ha diritto a ricevere giustizia.
  • Ottenere un risarcimento per i danni subiti. La persona offesa ha diritto a essere risarcita per i danni fisici, morali e patrimoniali subiti a causa del reato.

In alcuni casi, può essere utile anche costituirsi parte civile nel processo penale. In questo modo, la persona offesa diventerà parte del processo e potrà partecipare attivamente alle indagini e al processo, e potrà chiedere un risarcimento per i danni subiti.

Ecco alcuni consigli specifici per la persona offesa da un reato contro le persone:

  • Non fare dichiarazioni spontanee alle autorità. È importante ricordare che tutto ciò che si dice può essere utilizzato contro di sé durante le indagini o il processo.
  • Non distruggere prove. Se si è coinvolti in un’indagine, è importante conservare tutte le prove rilevanti, come documenti, e-mail o altre registrazioni.
  • Collaborare con le indagini. Se si è coinvolti in un’indagine, è importante collaborare con le autorità, fornendo loro tutte le informazioni in proprio possesso.
  • Assumere un avvocato esperto. Un buon avvocato sarà in grado di difendere i propri diritti e di garantire che si riceva un giusto processo.

È importante ricordare che ogni caso è diverso, e che la strategia difensiva più appropriata varia a seconda delle circostanze specifiche.

In particolare, per i reati contro le persone, è importante prestare particolare attenzione alla risultanza di eventuali lesioni o danni fisici. In questi casi, è fondamentale ottenere le cure mediche necessarie e conservare tutte le prove relative alle lesioni, come fotografie, referti medici e testimonianze.

È inoltre importante evitare di entrare in contatto con il reo o con i testimoni. Questo potrebbe essere interpretato come un tentativo di influenzare le indagini o il processo.

Infine, è importante essere il più possibile coerenti nelle proprie dichiarazioni. È importante fornire alle autorità le stesse informazioni in ogni occasione, in modo da non creare contraddizioni che potrebbero essere utilizzate contro di sé.

Se si è coinvolti in un’indagine per un reato contro le persone, è importante ricordare che si ha diritto a un giusto processo e che si ha diritto ad avere un avvocato al proprio fianco.

Ecco alcuni ulteriori suggerimenti specifici per la persona offesa da reati contro le persone:

  • Tenere un diario o un registro delle proprie attività. Questo può essere utile per tenere traccia degli eventi e delle conversazioni che si sono svolte in relazione al reato.
  • Raccogliere tutti i documenti e le prove rilevanti. Questo può includere fotografie, referti medici, messaggi di testo, e-mail, ecc.
  • Tenere traccia dei propri contatti con il reo o con i testimoni. Questo può includere date, orari, luoghi e contenuti delle conversazioni.
  • Rivolgersi a un gruppo di supporto per vittime di reato. Questi gruppi possono fornire assistenza e supporto emotivo.

È importante ricordare che la persona offesa da un reato contro le persone non è sola. Ci sono persone e risorse disponibili per aiutarla a superare questa esperienza e a ottenere giustizia.

Cambio del sesso anagrafico e del nome senza intervento chirurgico: anche Campobasso accoglie le tesi di De Stefano & Iacobacci

Cambio del sesso anagrafico e del nome senza intervento chirurgico: anche il Tribunale di Campobasso accoglie le tesi di De Stefano & Iacobacci Avvocati

Cambio del sesso anagrafico e del nome senza intervento chirurgico: Campobasso entra a pieno titolo tra i Tribunali pionieristici sulla materia in Italia seguendo a ruota le sentenze dei tribunali irpini.

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Fabiola De Stefano è tra i più noti avvocati italiani ad occuparsi della materia, ed è il legale che ha generato la giurisprudenza di merito favorevole al cambio sesso e nome senza intervento chirurgico.

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L’AMMISSIONE AL GRATUITO PATROCINIO PENALE

L’AMMISSIONE AL GRATUITO PATROCINIO PENALE

In materia di gratuito patrocinio penale il trattamento previsto per il cittadino italiano è assicurato altresì allo straniero e all’apolide residente nello Stato.

L’ammissione al gratuito patrocinio è esclusa: per il condannato con sentenza definitiva di reati commessi in violazione delle norme per la repressione dell’evasione in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto; se il richiedente è assistito da più di un difensore, e gli effetti dell’ammissione cessano a partire dal momento in cui la persona alla quale il beneficio è stato concesso nomina un secondo difensore di fiducia, eccettuati rari casi (ossia quelli di partecipazione al procedimento penale a distanza e dell’esame in dibattimento dei collaboratori di giustizia, nonché modifica della competenza sui reclami in tema di articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario).

Se l’interessato all’ammissione al patrocinio convive con il coniuge o con altri familiari, pur sommandosi more solito i redditi di ogni familiare convivente al fine di verificare il reddito complessivo e la sua rientranza nei limiti massimi previsti dalla legge, questi limiti sono elevati di euro 1.032,91 per ognuno dei familiari conviventi; e, quindi, per l’imputato (o l’indagato ed assimilabili) il limite di reddito per verificare il diritto ad accedere al gratuito patrocinio diviene la somma tra il valore vigente al momento della presentazione della istanza, oggi 12.838,01 euro, incrementato di euro 1.032,91 per ogni familiare convivente.

L’istanza è presentata esclusivamente dall’interessato o dal difensore, ovvero inviata, a mezzo raccomandata o p.e.c. (e a breve a mezzo portale deposito atti penali), all’ufficio del magistrato innanzi al quale pende il processo. Se procede la Corte di cassazione l’istanza è presentata all’ufficio del magistrato che ha emesso il provvedimento impugnato.

Per il richiedente detenuto, internato in un istituto, in stato di arresto o di detenzione domiciliare, ovvero custodito in un luogo di cura, l’istanza di ammissione si presenta con le modalità di deposito previste per quei soggetti.

Infatti, se si tratta di detenuto o internato in un istituto per l’esecuzione di misure di sicurezza ha facoltà di presentarla con atto ricevuto dal direttore; l’istanza, iscritta in apposito registro, è immediatamente comunicate all’autorità competente ed ha efficacia come se fosse stata ricevuta direttamente dall’autorità giudiziaria. Quando l’istante è in stato di arresto o di detenzione domiciliare ovvero è custodito in un luogo di cura, ha facoltà di presentare l’istanza di ammissione al gratuito patrocinio con atto ricevuto da un ufficiale di polizia giudiziaria, il quale ne cura l’immediata trasmissione all’autorità competente, ossia l’ufficio del magistrato davanti al quale pende il processo.

In caso di impossibilità a produrre la documentazione richiesta a sostegno della istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, questa è sostituita, a pena di inammissibilità, da una dichiarazione sostitutiva di certificazione da parte dell’interessato.

La falsità o le omissioni nella dichiarazione sostitutiva di certificazione, in particolare di alcuni elementi, sono punite in quanto reato (con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 309,87 a euro 1.549,37. La pena è aumentata se dal fatto consegue l’ottenimento o il mantenimento dell’ammissione al patrocinio); e la condanna importa la revoca, con efficacia retroattiva, e il recupero a carico del responsabile delle somme corrisposte dallo Stato.

Il magistrato cui viene presentata l’istanza di ammissione al gratuito patrocinio deve provvedere nei dieci giorni successivi a quello in cui è stata presentata o è pervenuta l’istanza di ammissione (ma il ritardo è oggi privo di sanzione), e verificata l’ammissibilità dell’istanza, ammette l’interessato al patrocinio a spese dello Stato se, alla stregua della dichiarazione sostitutiva, ricorrono le condizioni di reddito cui l’ammissione al beneficio è subordinata.

Il magistrato respinge l’istanza se vi sono fondati motivi per ritenere che l’interessato non versa nelle condizioni di legge tenuto conto delle risultanze del casellario giudiziale, del tenore di vita, delle condizioni personali e familiari, e delle attività economiche eventualmente svolte. A tale fine, prima di provvedere, il magistrato può trasmettere l’istanza, unitamente alla relativa dichiarazione sostitutiva, alla Guardia di finanza per le necessarie verifiche.

Il magistrato, quando si procede per particolari delitti (in particolare, sostanzialmente, quelli di competenza della DDA) ovvero nei confronti di persona proposta o sottoposta a misura di prevenzione, deve chiedere preventivamente al questore, alla direzione investigativa antimafia (DIA) ed alla direzione nazionale antimafia (DNA) le informazioni necessarie e utili relative al tenore di vita, alle condizioni personali e familiari e alle attività economiche eventualmente svolte dai soggetti richiedenti, che potranno essere acquisite anche a mezzo di accertamenti da richiedere alla Guardia di finanza. Il magistrato dovrebbe decide sull’istanza negli stessi termini anche quando richiede le informazioni.

Il magistrato procedente, esaminata l’istanza, la dichiara inammissibile ovvero concede o nega l’ammissione al patrocinio con decreto motivato che viene depositato, con facoltà per l’interessato o per il suo difensore di estrarne copia; del deposito è comunicato avviso all’interessato. Il decreto pronunciato in udienza è letto e inserito nel processo verbale e la lettura sostituisce l’avviso di deposito se l’interessato è presente all’udienza.

Se l’interessato è detenuto, internato, in stato di arresto o di detenzione domiciliare ovvero è custodito in un luogo di cura, la notificazione di copia del decreto è eseguita nelle forme previste dal codice di procedura penale per la notifica degli atti ai detenuti.

Copia dell’istanza dell’interessato, delle dichiarazioni e della documentazione allegate, nonché del decreto di ammissione al gratuito patrocinio sono trasmesse, a cura dell’ufficio del magistrato che procede, all’ufficio finanziario nell’ambito della cui competenza territoriale è situato l’ufficio del predetto magistrato. L’ufficio finanziario verifica l’esattezza dell’ammontare del reddito attestato dall’interessato, nonché la compatibilità dei dati indicati con le risultanze dell’anagrafe tributaria, e può disporre che sia effettuata, anche avvalendosi della collaborazione della Guardia di finanza, la verifica della posizione fiscale dell’istante e degli altri soggetti indicati.

Se risulta che il beneficio è stato erroneamente concesso, l’ufficio finanziario richiede il provvedimento di revoca dell’ammissione al gratuito patrocinio.

Avverso il provvedimento con cui il magistrato competente rigetta l’istanza di ammissione, l’interessato può proporre ricorso, entro venti giorni dalla notizia avutane davanti al presidente del tribunale o al presidente della corte d’appello ai quali appartiene il magistrato che ha emesso il decreto di rigetto. Il ricorso è notificato all’ufficio finanziario che è parte nel relativo processo. Il processo è quello speciale previsto per gli onorari di avvocato e l’ufficio giudiziario procede in composizione monocratica.

L’ordinanza che decide sul ricorso è notificata entro dieci giorni, a cura dell’ufficio del magistrato che procede, all’interessato e all’ufficio finanziario, i quali, nei venti giorni successivi, possono proporre ricorso per cassazione per violazione di legge.

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Il gratuito patrocinio nell’ordinamento italiano: Come difendere i più poveri e consentire loro di difendersi e di far fronte ai diritti umani, per conseguire giustizia e coesione sociale.

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ADMISSION TO FREE LEGAL AID IN CRIMINAL MATTERS in Italy

ADMISSION TO FREE LEGAL AID IN CRIMINAL MATTERS

Admission to Legal Aid in Criminal Matters
In criminal matters, legal aid is also available to foreign nationals and stateless persons residing in Italy.
Eligibility for legal aid
The following persons are not eligible for legal aid:
– Persons who have been convicted of final convictions for crimes committed in violation of the provisions for the repression of tax evasion on income and value added taxes.
– Persons who are represented by more than one defense counsel.
Income requirements
The income requirements for legal aid are as follows:
– For an individual, the annual income must not exceed €12,838.01.
– For each additional family member, the annual income must be increased by €1,032.91.
Application process
The application for legal aid must be submitted to the court where the proceedings are pending.
– If the applicant is detained, imprisoned, under house arrest, or in a hospital, the application may be submitted to the prison director, police officer, or other appropriate authority.
– If the applicant is unable to provide the required documentation, a sworn statement may be submitted in lieu.
Decision on the application
The court must decide on the application within 10 days of receipt.
– The court will grant the application if the applicant meets the income requirements.
– The court will deny the application if the applicant does not meet the income requirements or if there are other grounds for denying the application.
Appeals
An applicant who is denied legal aid may appeal the decision to the president of the court or the president of the appeals court.
– The appeal is heard by a single judge.
– The decision on the appeal is final.

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