LA CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: UNA GUIDA COMPLETA AI DIRITTI FONDAMENTALI

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo: Una Guida Completa ai Diritti Fondamentali

di Danilo Iacobacciavvocato esperto in ricorsi alla CEDU

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) è un trattato fondamentale per la tutela dei diritti umani in Europa. Adottata nel 1950 ed entrata in vigore nel 1953, la Convenzione ha lo scopo di garantire la protezione di un’ampia gamma di diritti e libertà.

Questo documento è stato uno strumento chiave per lo sviluppo delle democrazie europee moderne, assicurando che gli Stati membri rispettino standard minimi di giustizia e uguaglianza.

Per fare tutelare dalla CEDU un diritto violato bisogna proporre un ricorso.

Ecco una panoramica dettagliata di ogni diritto garantito dalla CEDU:

1. Il diritto alla vita (Articolo 2)

Il diritto alla vita è il più fondamentale di tutti i diritti umani, e la CEDU garantisce la sua protezione assoluta.

Gli Stati sono obbligati a proteggere la vita dei propri cittadini e a prevenire perdite di vita illegali, come le uccisioni arbitrarie da parte delle forze dell’ordine. Questo articolo, però, consente l’uso della forza letale in circostanze eccezionali, come per la difesa di altri individui o per l’arresto di criminali pericolosi.

2. La proibizione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (Articolo 3)

La tortura, e qualsiasi trattamento inumano o degradante, è assolutamente vietata in ogni circostanza.

Questo articolo costituisce una delle principali salvaguardie contro gli abusi statali, garantendo che nessun individuo sia sottoposto a sofferenze fisiche o psicologiche da parte dello Stato o di suoi rappresentanti, indipendentemente dalla gravità del crimine che si sospetta abbia commesso.

3. La proibizione della schiavitù e del lavoro forzato (Articolo 4)

La schiavitù e il lavoro forzato sono proibiti dalla CEDU, riconoscendo che la dignità umana deve essere rispettata in ogni momento.

Sebbene questo articolo non vieti completamente alcune forme di lavoro obbligatorio (come il servizio militare o il lavoro nelle carceri), esso garantisce che nessuno possa essere trattato come una proprietà o costretto a lavorare contro la propria volontà in circostanze ingiustificate.

4. Il diritto alla libertà e alla sicurezza (Articolo 5)

Questo diritto mira a proteggere gli individui dall’arresto e dalla detenzione arbitrari. Ogni persona ha il diritto di essere informata delle ragioni della propria detenzione e di contestarla davanti a un tribunale.

Gli Stati sono tenuti a garantire che la privazione della libertà sia sempre conforme a una procedura legale e giustificata, specialmente in casi che riguardano la sicurezza nazionale o crimini gravi.

5. Il diritto a un equo processo (Articolo 6)

Il diritto a un equo processo è un pilastro della giustizia in tutte le democrazie moderne. Esso garantisce che ogni persona accusata di un reato abbia il diritto di essere giudicata in modo equo e pubblico, da un tribunale indipendente e imparziale. L’imputato deve essere informato dei capi d’accusa e deve avere il diritto di difendersi con l’assistenza di un avvocato.

Questo diritto si applica non solo in ambito penale, ma anche nelle controversie civili.

6. Il diritto al rispetto della vita privata e familiare (Articolo 8)

La vita privata e familiare, il domicilio e la corrispondenza di ogni individuo devono essere rispettati dagli Stati. Le interferenze in questi aspetti possono essere giustificate solo se necessarie e in conformità con la legge.

Questo articolo protegge, ad esempio, il diritto a non subire intrusioni indebite nella propria casa o nella propria vita privata da parte dello Stato o di altri individui.

7. La libertà di pensiero, di coscienza e di religione (Articolo 9)

Ogni persona ha il diritto di avere proprie convinzioni e di professare liberamente la propria religione o il proprio pensiero. Questo diritto comprende la libertà di cambiare religione o convinzione e di manifestare pubblicamente o privatamente tali credenze attraverso il culto, l’insegnamento e la pratica.

Tuttavia, le restrizioni a tale libertà possono essere imposte solo se sono previste dalla legge e necessarie per la sicurezza pubblica o per proteggere i diritti altrui.

8. La libertà di espressione (Articolo 10)

Il diritto alla libertà di espressione garantisce a tutti il diritto di esprimere le proprie opinioni e idee senza paura di repressione o censura. Questo include la libertà di cercare e diffondere informazioni di ogni tipo.

Tuttavia, la CEDU ammette restrizioni a tale libertà per motivi come la sicurezza nazionale, la prevenzione del crimine o la protezione della reputazione altrui.

9. La libertà di riunione e di associazione (Articolo 11)

Ogni persona ha il diritto di riunirsi pacificamente con altri individui e di formare associazioni, come sindacati o partiti politici. Questa libertà è fondamentale per il funzionamento di una democrazia, poiché consente ai cittadini di esprimere collettivamente le proprie opinioni e di influenzare le decisioni politiche.

Come per altri diritti, sono ammesse restrizioni solo in situazioni di necessità, come per la protezione dell’ordine pubblico.

10. Il diritto al matrimonio (Articolo 12)

La CEDU riconosce il diritto di ogni persona a sposarsi e a formare una famiglia secondo le leggi nazionali. Questo diritto include la libertà di scegliere il proprio partner e la possibilità di contrarre matrimonio senza interferenze ingiustificate da parte dello Stato.

Tuttavia, la regolamentazione delle condizioni specifiche per il matrimonio, come l’età minima, è lasciata alla legislazione nazionale.

11. Il divieto di discriminazione (Articolo 14)

La Convenzione proibisce qualsiasi forma di discriminazione nell’esercizio dei diritti da essa garantiti. Nessuna persona può essere trattata in modo diverso a causa del proprio sesso, razza, religione, opinioni politiche o altre caratteristiche personali.

Questo articolo rafforza il principio di uguaglianza di fronte alla legge, assicurando che tutti i cittadini godano degli stessi diritti e protezioni.

12. Il divieto dell’abuso del diritto (Articolo 17)

L’articolo 17 impedisce che i diritti e le libertà garantiti dalla CEDU vengano utilizzati per distruggere o limitare altri diritti fondamentali. In altre parole, nessuno può abusare dei diritti riconosciuti dalla Convenzione per minare la democrazia o i principi fondamentali su cui si basa la stessa.

13. Il divieto di privazione della libertà per non adempimento di un obbligo contrattuale (Articolo 1 Protocollo 4)

Questo articolo vieta la detenzione di una persona semplicemente perché non ha adempiuto a un obbligo contrattuale, come il mancato pagamento di un debito.

Questo principio assicura che le controversie civili rimangano in ambito legale e non sfocino in punizioni di tipo penale.

14. Il diritto di libertà di circolazione e di scelta della propria residenza (Articolo 2 Protocollo 4)

Ogni persona ha il diritto di muoversi liberamente all’interno del proprio Stato e di scegliere la propria residenza. Questo diritto è essenziale per garantire la libertà personale e la possibilità di perseguire opportunità economiche o sociali in qualsiasi parte del Paese.

Le restrizioni possono essere giustificate solo in casi eccezionali, come per la protezione della sicurezza nazionale o della salute pubblica.

15. Il divieto di espulsione di un cittadino (Articolo 3 Protocollo 4)

Questo articolo garantisce che nessun cittadino di uno Stato possa essere arbitrariamente espulso dal proprio Paese.

Il diritto a rimanere nel proprio Paese d’origine è un elemento essenziale dell’identità personale e della libertà di residenza.

16. Il divieto di espulsione collettiva di stranieri (Articolo 4 Protocollo 4)

La CEDU vieta l’espulsione collettiva di stranieri, il che significa che ogni persona deve essere valutata individualmente in base alla propria situazione specifica prima di essere espulsa.

Questo divieto mira a prevenire decisioni arbitrarie e ingiuste che potrebbero violare i diritti fondamentali degli stranieri.

17. L’abolizione della pena di morte (Protocollo 6)

Il Protocollo 6 della CEDU stabilisce l’abolizione della pena di morte in tempo di pace. Questo riflette l’evoluzione delle normative sui diritti umani in Europa, dove la pena capitale è considerata una violazione del diritto alla vita.

Tuttavia, alcuni Stati ammettono ancora eccezioni in tempi di guerra.

18. Il diritto a un doppio grado di giudizio (Articolo 2 Protocollo 7)

Ogni persona condannata per un reato ha il diritto di impugnare la sentenza davanti a un tribunale di grado superiore.

Questo principio garantisce che eventuali errori giudiziari possano essere corretti e che i diritti dell’imputato siano rispettati durante tutto il processo penale.

19. Il diritto al risarcimento in caso di errore giudiziario (Articolo 3 Protocollo 7)

Se una persona è stata condannata ingiustamente, ha il diritto di ricevere un risarcimento adeguato una volta che la condanna viene revocata.

Questo diritto mira a riparare il danno subito da coloro che hanno subito un errore giudiziario, ristabilendo in parte la giustizia.

20. Il diritto a non essere giudicato o punito due volte per lo stesso reato (Articolo 4 Protocollo 7)

Conosciuto come principio del ne bis in idem, questo diritto impedisce che una persona venga processata o punita più di una volta per lo stesso reato.

È una salvaguardia contro l’abuso del potere giudiziario e garantisce una conclusione definitiva al processo legale.

21. L’uguaglianza di diritti e di responsabilità fra coniugi e nei confronti dei figli (Articolo 5 Protocollo 7)

Questo articolo assicura che i coniugi abbiano pari diritti e responsabilità all’interno del matrimonio e nei confronti dei figli.

L’uguaglianza di genere e la protezione dei minori sono principi fondamentali della CEDU, riflettendo l’evoluzione delle norme sociali verso una maggiore equità tra uomini e donne.


Conclusione

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo rappresenta un fondamento cruciale per la protezione dei diritti umani in Europa.

Ogni diritto descritto nella Convenzione è stato progettato per proteggere l’individuo dagli abusi di potere e per promuovere l’uguaglianza e la giustizia all’interno delle democrazie moderne.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo continua a svolgere un ruolo chiave nell’applicazione di questi diritti, assicurando che siano rispettati e garantiti in ogni Stato membro.

Per fare tutelare dalla CEDU un diritto violato bisogna proporre un ricorso.
Danilo Iacobacci è un avvocato esperto in ricorsi alla CEDU, se vuoi sottoporgli il tuo caso, contattalo!

 

Diritti LGBTQ+ e Corte Europea dei diritti dell’Uomo

Diritti LGBTQ+ e Tutela della CEDU: Un Approfondimento

di Danilo Iacobacci– avvocato fondatore di De Stefano & Iacobacci Avvocati

Introduzione

Negli ultimi decenni, i diritti delle persone LGBTQ+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Queer) hanno ricevuto crescente attenzione e protezione a livello internazionale, soprattutto in Europa, grazie all’intervento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, firmata nel 1950, non conteneva inizialmente disposizioni esplicite in merito alla tutela dei diritti LGBTQ+. Tuttavia, l’evoluzione giurisprudenziale della Corte di Strasburgo ha progressivamente garantito un riconoscimento sempre più esteso dei diritti delle persone LGBTQ+, integrando le questioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere nel più ampio quadro della protezione dei diritti umani.

Vi è stata negli anni una evoluzione storica della tutela dei diritti LGBTQ+ in Europa, ed un ruolo fondamentale ha svolto la CEDU con sentenze che hanno influenzato la giurisprudenza in materia.

Diverse sono le sfide ancora presenti in molti Paesi europei e le prospettive future per il riconoscimento pieno dei diritti delle persone LGBTQ+.

1. La CEDU e il Quadro Normativo di Riferimento

La CEDU è un trattato internazionale che mira a proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali in Europa.

La Convenzione è applicabile a tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa, che ad oggi sono 46.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha il compito di garantire l’applicazione della Convenzione e di giudicare i ricorsi individuali presentati da persone che ritengano di essere state vittime di violazioni da parte degli Stati.

Gli articoli della Convenzione più rilevanti per la tutela dei diritti LGBTQ+ sono:

– Articolo 8 – Diritto al rispetto della vita privata e familiare;
– Articolo 14 – Divieto di discriminazione;
– Articolo 3 – Divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti.

Inizialmente, la Convenzione non prevedeva una protezione specifica per le persone LGBTQ+.

Tuttavia, la Corte ha esteso la portata degli articoli sopra menzionati per includere la protezione delle persone LGBTQ+ da discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

2. Le Prime Sentenze Storiche

Uno dei casi chiave nella storia della giurisprudenza della CEDU sui diritti LGBTQ+ è il caso Dudgeon v. Regno Unito (1981). In questo caso, la Corte ha stabilito che le leggi britanniche che criminalizzavano i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso costituivano una violazione dell’Articolo 8 della Convenzione. La Corte ha riconosciuto che la criminalizzazione dell’omosessualità rappresentava un’ingerenza indebita nella vita privata degli individui, ponendo fine a una lunga tradizione di discriminazione legale nei confronti delle persone gay nel Regno Unito.

Il caso Dudgeon ha segnato un punto di svolta, non solo per la giurisprudenza europea, ma anche a livello globale, stabilendo un precedente che ha portato alla decriminalizzazione dell’omosessualità in molti Paesi membri del Consiglio d’Europa.

3. Evoluzione Giurisprudenziale: Il Caso Karner e la Parità nei Diritti Familiari

Un altro caso significativo è Karner v. Austria (2003), in cui la Corte ha stabilito che negare i diritti ereditari a una persona omosessuale convivente con il proprio partner costituiva una violazione dell’Articolo 14 in combinato disposto con l’Articolo 8. In questo caso, la Corte ha sancito il principio secondo cui il divieto di discriminazione si applica anche alle questioni relative alla vita familiare, aprendo la strada al riconoscimento dei diritti familiari per le coppie omosessuali.

L’importanza di Karner risiede nel fatto che la Corte ha riconosciuto che le coppie omosessuali devono essere trattate allo stesso modo delle coppie eterosessuali in materia di diritti patrimoniali e successori, un aspetto cruciale per garantire l’uguaglianza giuridica tra coppie dello stesso sesso e coppie eterosessuali.

4. La Protezione delle Persone Transgender: Il Caso Christine Goodwin

Le persone transgender hanno beneficiato della protezione della CEDU attraverso numerose sentenze significative. Il caso Christine Goodwin v. Regno Unito (2002) è un esempio centrale. In questo caso, la Corte ha stabilito che il rifiuto da parte del Regno Unito di riconoscere legalmente il genere di una persona transgender post-operatoria costituiva una violazione del diritto al rispetto della vita privata (Articolo 8) e del diritto a sposarsi (Articolo 12).

La sentenza Christine Goodwin ha portato a un cambiamento radicale nelle leggi britanniche, spingendo il Regno Unito a introdurre il Gender Recognition Act (2004), che consente alle persone transgender di ottenere il riconoscimento legale del loro genere.

5. La Protezione contro i Discorsi d’Odio e i Maltrattamenti

Un altro aspetto fondamentale della giurisprudenza della CEDU riguarda la protezione delle persone LGBTQ+ contro i discorsi d’odio e i trattamenti degradanti.

L’Articolo 3 della Convenzione, che vieta la tortura e i trattamenti inumani o degradanti, è stato spesso utilizzato per garantire la protezione delle persone LGBTQ+ da violenze fisiche e psicologiche.

In Identoba e altri v. Georgia (2015), la Corte ha ritenuto che il fallimento delle autorità georgiane nel proteggere i manifestanti LGBTQ+ durante una marcia del Gay Pride costituisse una violazione degli Articoli 3 e 11 (libertà di riunione e associazione) della Convenzione. La Corte ha affermato che gli Stati hanno l’obbligo di proteggere le persone LGBTQ+ dalla violenza omofobica e di garantire che possano esercitare i loro diritti senza timore di discriminazione o violenza.

6. Le Sfide Attuali e Future

Nonostante i progressi significativi nella tutela dei diritti LGBTQ+ in Europa, permangono sfide rilevanti. In alcuni Paesi membri del Consiglio d’Europa, come la Russia e la Turchia, le persone LGBTQ+ continuano a subire discriminazioni e violenze sistemiche, con leggi che limitano la libertà di espressione e associazione delle persone LGBTQ+, come le leggi contro la “propaganda omosessuale” in Russia.

Inoltre, il riconoscimento legale delle unioni tra persone dello stesso sesso e delle adozioni da parte di coppie omosessuali varia notevolmente tra i diversi Stati membri.

Mentre Paesi come la Germania e la Francia hanno adottato leggi progressiste in materia, altri Stati, come la Polonia e l’Ungheria, hanno adottato politiche restrittive che negano pari diritti alle coppie omosessuali e alle persone transgender.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo continua a svolgere un ruolo cruciale nel promuovere la tutela dei diritti LGBTQ+ in Europa, ma il progresso dipenderà anche dalla volontà politica degli Stati membri di attuare le decisioni della Corte e di promuovere un cambiamento culturale verso l’accettazione e il rispetto delle persone LGBTQ+.

Conclusione

La tutela dei diritti delle persone LGBTQ+ attraverso la CEDU rappresenta una delle più importanti conquiste nel campo dei diritti umani in Europa.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha giocato un ruolo centrale nel garantire che le persone LGBTQ+ godano degli stessi diritti e della stessa protezione legale di qualsiasi altro cittadino, integrando il concetto di uguaglianza e non discriminazione all’interno della Convenzione.

Tuttavia, il cammino verso una piena uguaglianza è ancora lungo.

Per fare tutelare dalla CEDU un diritto violato bisogna proporre un ricorso. Danilo Iacobacci è un avvocato esperto in ricorsi alla CEDU, se vuoi sottoporgli il tuo caso, contattalo!

Le sfide legali e politiche che persistono in molti Paesi europei richiedono un impegno continuo sia da parte della Corte sia da parte delle istituzioni nazionali per garantire che i diritti delle persone LGBTQ+ siano pienamente rispettati e protetti in ogni angolo d’Europa.

Danilo Iacobacci è uno dei legali italiani più esperti in materia di diritti umani, si occupa con assiduità e proficuamente di ricorsi alla CEDU. Se hai bisogno di aiuto, contattalo!

Quando è possibile fare ricorso alla CEDU e cosa può fare la CEDU quando accerta la violazione dei diritti umani?

Quando è possibile fare ricorso alla CEDU e cosa può fare la CEDU quando accerta la violazione dei diritti umani?

di De Stefano & Iacobacci Avvocati

Quando è possibile fare ricorso alla CEDU?

È possibile fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) quando si ritiene di aver subito una violazione di uno dei diritti umani previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e dai suoi protocolli aggiuntivi.

I diritti umani protetti dalla CEDU includono il diritto alla vita, all’integrità personale, alla libertà e alla sicurezza, al rispetto della vita privata e familiare, al processo equo, alla libertà di espressione, alla libertà di religione, all’istruzione e alla libertà di riunione.

Per poter presentare ricorso alla CEDU, è necessario che il ricorrente abbia esaurito tutte le vie di ricorso interne, ovvero che abbia presentato ricorso a tutte le corti nazionali competenti e che queste abbiano rigettato il suo ricorso.

Inoltre, il ricorso deve essere presentato entro quattro mesi dalla data della sentenza definitiva a livello nazionale.

Se il ricorso è ritenuto ammissibile dalla Corte, questa procederà all’esame del caso e potrà decidere di dichiarare una violazione della CEDU. In tal caso, la Corte può condannare lo Stato convenuto a pagare un’indennizzo al ricorrente.

In Italia, il ricorso alla CEDU può essere presentato personalmente dal ricorrente o da un suo avvocato. Il formulario di ricorso è disponibile sul sito web della Corte.

È importante ricordare che la CEDU non è un’autorità giudiziaria ordinaria, ma un organo giurisdizionale internazionale che ha il compito di garantire il rispetto dei diritti umani da parte degli Stati contraenti la Convenzione.

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De Stefano & Iacobacci Avvocati: La Massima Esperienza nella Redazione dei Ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in Italia!

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Penalista esperto in questioni penali dopo il passaggio in giudicato della sentenza

L’avvocato Danilo Iacobacci, penalista del foro di Avellino ma operante in tutta Italia, si occupa delle questioni penali anche dopo il passaggio in giudicato della sentenza, è infatti particolarmente esperto di casi, nei quali ha riportato buoni risultanti, in materia di:

Ricorso straordinario per errore materiale o di fatto, a favore del condannato in sede penale al fine di ottenere dalla Cassazione la correzione dell’errore materiale o di fatto contenuto nei provvedimenti pronunciati dalla medesima Corte di Cassazione;

Rescissione del giudicato attraverso la quale si rimuove una condanna penale nei confronti di un condannato in assenza (per tutta la durata del processo) e la cui assenza stessa sia stata incolpevole, nel senso della mancata conoscenza della celebrazione del processo;

Revisione del giudicato attraverso la quale si rimuove una condanna penale perché i fatti stabiliti a fondamento della stessa non possono conciliarsi con quelli stabiliti in un altro provvedimento giudiziale passato in giudicato; o perché dopo la condanna sono sopravvenute o si scoprono nuove prove che, sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deve essere prosciolto; o perché la condanna venne pronunciata in conseguenza di falsità in atti o in giudizio o di un altro fatto previsto dalla legge come reato;

Riparazione dell’errore giudiziario per chi è stato prosciolto in sede di revisione, onde ottenere una riparazione mediante una somma di denaro;

Questioni sul titolo esecutivo al fine di far accertare che il provvedimento manca o non è divenuto esecutivo, o per l’applicazione della disciplina del concorso formale e del reato continuato, o perché ricorrente uno dei casi di revoca della sentenza, e più in genere ogni altro tipo di Incidente di Esecuzione;

Magistratura di sorveglianza tutti procedimenti innanzi al Magistrato di Sorveglianza ed al Tribunale di Sorveglianza e sino alla Corte di Cassazione;

Ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

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    Se la sentenza è annullata per vizi inerenti la prova, la Corte di Appello deve rinnovare il dibattimento

    Le Sezioni Unite della Cassazione sono state chiamate a decidere la questione inerente il se, nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento per motivi attinenti alla valutazione della prova dichiarativa ritenuta decisiva, il giudice di appello debba disporre la rinnovazione della istruzione dibattimentale.

    Le SS. UU. sul punto hanno chiarito che Il giudice di appello, qualora ritenga di riformare nel senso dell’affermazione di responsabilità dell’imputato la sentenza di proscioglimento di primo grado, sulla base di una diversa valutazione della prova dichiarativa ritenuta decisiva dal primo giudice, deve disporre la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale mediante l’esame dei soggetti che hanno reso le relative dichiarazioni; e ciò in ragione di una interpretazione convenzionalmente orientata (ex art. 6, par. 3, lett. d, CEDU) dell’art. 603 cod. proc. pen. La sentenza del giudice di appello che, in riforma di quella di proscioglimento di primo grado, affermi la responsabilità dell’imputato sulla base di una diversa valutazione della prova dichiarativa, ritenuta decisiva, senza avere proceduto alla rinnovazione dell’istruzione dibattimentale, è affetta da vizio di motivazione deducibile dal ricorrente a norma dell’art. 606, comma 1, lett. e), cod. proc. pen., in quanto la condanna contrasta, in tal caso, con la regola di giudizio “al di là di ogni ragionevole dubbio” di cui all’art. 533, comma 1, cod. proc. pen. Gli stessi principi trovano applicazione nel caso di riforma della sentenza di proscioglimento di primo grado sull’appello promosso dalla parte civile.

    Così Cass., Sez. Un., udienza del 28 aprile 2016.

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