Calcolo del contributo unificato con le tabelle dell’anno 2014
Categoria: penale
non è ingiusto il profitto della prostituta
…tra le prestazioni contrarie al buon costume ai sensi dell’art. 2035 cc non è ricompreso l’esercizio della prostituzione in quanto tale; trattandosi di attività ampiamente diffusa nella collettività oltre che consentita dall’ordinamento giuridico… non è ingiusto il profitto per il solo fatto che la pretesa sulla quale detto profitto si fonda è una pretesa sino ad oggi non tutelata dall’ordinamento per una certa interpretazione offerta del buon costume allorchè si tratti della prestazione sessuale di una prostituta non pagata…
così TRIBUNALE COLLEGIALE PENALE DI ROMA, 7 MAGGIO 2014, in http://www.penalecontemporaneo.it/upload/1403540150Roma%20prostituzione.pdf
contestazione nel dibattimento di una circostanza aggravante e patteggiamento
Va dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 517 del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede la facoltà dell’imputato di richiedere al giudice del dibattimento l’applicazione di pena, a norma dell’art. 444 del codice di procedura penale, in seguito alla contestazione nel dibattimento di una circostanza aggravante che già risultava dagli atti di indagine al momento dell’esercizio dell’azione penale.
Corte costituzionale sentenza n. 184/2014
reati informatici Avellino – crimini informatici avvocato avellino
I reati informatici sono previsti dal codice penale (furono inseriti dalla legge 547/1993) ed a questi si affiancano una serie di crimini informatici, cioè reati comuni commessi attraverso tecnologie informatiche e/o telematiche.
A titolo esemplificativo possiamo considerate reati e/o crimini informatici: la frode informatica, la falsificazione di documenti informatici, le aggressioni all’integrità dei dati, le come l’accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (art. 615-ter c.p.), la detenzione o diffusione abusiva di codici di accesso (art. 615-quater c.p.) e la rivelazione del contenuto di documenti segreti (art. 621 c.p.), includendo i documenti protetti contenuti su supporti informatici.
Altri esempi di crimini informatici sono: i dialer (numerazioni a valore aggiunto), il furto di identità, la violazione dell’account, l’accesso non autorizzato all’email, l’accesso abusivo a sistemi informatici, le truffe e-bay o su altre piattaforme di e-commerce, ilbonifico/ricarica disconosciuta (c.d. phishing, il riciclaggio elettronico proventi illeciti (cyberlaundering) e, più in generale le truffe con carte di credito.
Se sei indagato o imputato in un giudizio penale avente ad oggetto reati o crimini informatici, oppure se sei vittima di un reato o crimine informatico, puoi rivolgerti all’Avv. Danilo Iacobacci, anche solo per un parere, contattando il n. 3284280070 od inviando una email a iacobacci@studiolegaledesia.com
nulla la revoca dei testi di lista dell’imputato senza il consenso della difesa
…è viziata da nullità l’ordinanza con la quale il giudice disponga la revoca dell’ammissione di un teste a discarico dell’imputato, nonostante le insistenze del difensore per la sua ammissione; tuttavia, detta nullità deve essere immediatamente dedotta dalla parte presente, ai sensi dell’art. 182 c.p.p., comma 2, con la conseguenza che in caso contrario essa è sanata…
così Cassazione Penale, Sez. III, 7 aprile 2014, n. 15463
Il delitto di appropriazione indebita è reato istantaneo
…Il delitto di appropriazione indebita è reato istantaneo che si consuma con la prima condotta appropriativa e, cioè nel momento in cui l’agente compia un atto di dominio sulla cosa con la volontà espressa o implicita di tenere questa come propria. Di conseguenza, ai fini della consumazione del reato e della decorrenza del termine previsto per la prescrizione, è irrilevante il momento in cui la persona offesa venga a conoscenza della manifestazione di volontà dell’agente di appropriarsi della cosa, elemento questo che, invece, rileva al diverso fine della decorrenza del termine per la proposizione della querela…
così Cass.pen., Sez. II, 29 aprile 2014, n. 17901
l’attenuante del capoverso dell’art. 648 c.p. può prevalere sulla recidiva
La Corte costituzionale (sent. 14 aprile 2014, n. 105) ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 69, quarto comma, del codice penale, come sostituito dall’art. 3 della legge 5 dicembre 2005, n. 251, nella parte in cui prevede il divieto di prevalenza della circostanza attenuante di cui all’art. 648, secondo comma, cod. pen., sulla recidiva di cui all’art. 99, quarto comma, cod. pen.
in tema di prova del mobbing
…Al fine dell’accertamento della responsabilità, di natura contrattuale, del datore di lavoro di cui all’art. 2087 cod. civ., incombe sul lavoratore che lamenti di aver subito, a causa dell’attività lavorativa svolta, un danno alla salute, l’onere di provare l’esistenza di tale danno, come pure la nocività dell’ambiente di lavoro, nonché il nesso tra l’uno e l’altro elemento, mentre grava sul datore di lavoro – una volta che il lavoratore abbia provato le predette circostanze – l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, ovvero di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi del danno medesimo…
insomma: …la responsabilità del datore di lavoro per la violazione dell’obbligo posto dall’art. 2087 cod. civ. non ricorre per la sola insorgenza della malattia del lavoratore durante il rapporto di lavoro, richiedendosi che l’evento sia ricollegabile a un comportamento colposo dell’imprenditore che, per negligenza, abbia determinato uno stato di cose produttivo dell’infermità…
Cass.civ., 15 aprile 2014, n. 8804
la coltivazione di piante dalle quali sono estraibili stupefacenti (esempio Marijuana) non è automaticamente reato
…E’ principio pacificamente affermato da questa Corte (v. Cass. Sez. VI, sent. n. 22110/2013 Rv. 255773; S.U. sent. n. 28605/2008 Rv. 239921) che, ai fini della punibilità della coltivazione, non autorizzata di piante dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti, spetta al giudice verificare in concreto l’offensività della condotta ovvero l’idoneità della sostanza ricavata a produrre un effetto drogante rilevabile.
Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha ritenuto non dimostrata l’offensività della condotta, né l’idoneità della stessa a porre in pericolo il bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice, in considerazione non solo del numero esiguo delle piantine di marijuana, ma anche del quantitativo minimo di sostanza dalle stesse estraibile…
così Cass. pen., sez. II, 3 aprile 2014, n. 15191
nel sequestro per la confisca deve farsi riferimento al valore di mercato del bene
…in tema di sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente, il giudice deve fare riferimento al valore di mercato del bene nel momento in cui il sequestro viene disposto e non al valore nominale del bene medesimo…
Cass.pen., sez. VI, 8 aprile 2014, n. 15807