Cassazione: Il principio di diritto sul divieto di reformatio in peius nei procedimenti di ammissione al patrocinio a spese dello Stato

Cassazione: Il principio di diritto sul divieto di reformatio in peius nei procedimenti di ammissione al patrocinio a spese dello Stato

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 2402/2025, ha ribadito un principio di diritto di fondamentale importanza in materia di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, con particolare riferimento al divieto di reformatio in peius nei giudizi di opposizione ex art. 99 del Testo Unico in materia di spese di giustizia (D.P.R. 115/2002).

Il caso: il diniego di ammissione al patrocinio a spese dello Stato

Il caso sottoposto alla Suprema Corte riguardava il ricorso presentato da O.D. contro l’ordinanza del Tribunale di Avellino che aveva rigettato la sua richiesta di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Il rigetto era motivato dalla presunta disponibilità di redditi illeciti derivanti da precedenti attività di spaccio di stupefacenti.

Il ricorrente aveva contestato il provvedimento di rigetto, evidenziando che:

  • il reddito considerato era basato su presunzioni non adeguatamente dimostrate;
  • il giudice di secondo grado aveva introdotto elementi nuovi non presenti nella decisione impugnata, violando il principio devolutivo;
  • le condanne su cui si basava la decisione erano successive alla presentazione della domanda e non potevano essere utilizzate per negare il beneficio.

Il principio di diritto affermato dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che:
🔹 Il giudice dell’opposizione non può rigettare la domanda per motivi diversi da quelli considerati nel primo grado di giudizio. L’opposizione ex art. 99 TUSG è uno strumento impugnatorio e, come tale, deve rispettare il principio del divieto di reformatio in peius.

🔹 Le presunzioni di redditi illeciti devono essere fondate su criteri di gravità, precisione e concordanza (art. 2729 c.c.), ma il giudice deve fornire una motivazione rigorosa e dettagliata. Non è sufficiente il semplice riferimento a precedenti penali per ipotizzare il superamento della soglia reddituale.

🔹 Le condanne successive alla presentazione della domanda non possono essere considerate per determinare il reddito disponibile al momento dell’istanza, a meno che non vi sia un chiaro legame tra tali condanne e una disponibilità economica antecedente.

L’importanza della decisione

Questa sentenza segna un punto fermo sulla tutela del diritto di difesa, impedendo che l’accesso al patrocinio gratuito possa essere negato sulla base di valutazioni discrezionali non adeguatamente motivate.

Il principio del divieto di reformatio in peius assicura che l’impugnazione non possa tradursi in un peggioramento della posizione del ricorrente per motivazioni non sollevate in precedenza.

Grazie all’intervento dell’Avv. Danilo Iacobacci, il ricorrente ha ottenuto l’annullamento dell’ordinanza impugnata e un nuovo giudizio davanti al Tribunale di Avellino, che dovrà rivalutare la richiesta alla luce dei principi affermati dalla Suprema Corte.

Per maggiori informazioni sulle questioni di diritto penale e patrocinio a spese dello Stato, lo Studio Legale De Stefano & Iacobacci rimane a disposizione per consulenze e assistenza legale qualificata.

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