Diritti LGBTQ+ e Corte Europea dei diritti dell’Uomo

Diritti LGBTQ+ e Tutela della CEDU: Un Approfondimento

di Danilo Iacobacci– avvocato fondatore di De Stefano & Iacobacci Avvocati

Introduzione

Negli ultimi decenni, i diritti delle persone LGBTQ+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Queer) hanno ricevuto crescente attenzione e protezione a livello internazionale, soprattutto in Europa, grazie all’intervento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, firmata nel 1950, non conteneva inizialmente disposizioni esplicite in merito alla tutela dei diritti LGBTQ+. Tuttavia, l’evoluzione giurisprudenziale della Corte di Strasburgo ha progressivamente garantito un riconoscimento sempre più esteso dei diritti delle persone LGBTQ+, integrando le questioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere nel più ampio quadro della protezione dei diritti umani.

Vi è stata negli anni una evoluzione storica della tutela dei diritti LGBTQ+ in Europa, ed un ruolo fondamentale ha svolto la CEDU con sentenze che hanno influenzato la giurisprudenza in materia.

Diverse sono le sfide ancora presenti in molti Paesi europei e le prospettive future per il riconoscimento pieno dei diritti delle persone LGBTQ+.

1. La CEDU e il Quadro Normativo di Riferimento

La CEDU è un trattato internazionale che mira a proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali in Europa.

La Convenzione è applicabile a tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa, che ad oggi sono 46.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha il compito di garantire l’applicazione della Convenzione e di giudicare i ricorsi individuali presentati da persone che ritengano di essere state vittime di violazioni da parte degli Stati.

Gli articoli della Convenzione più rilevanti per la tutela dei diritti LGBTQ+ sono:

– Articolo 8 – Diritto al rispetto della vita privata e familiare;
– Articolo 14 – Divieto di discriminazione;
– Articolo 3 – Divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti.

Inizialmente, la Convenzione non prevedeva una protezione specifica per le persone LGBTQ+.

Tuttavia, la Corte ha esteso la portata degli articoli sopra menzionati per includere la protezione delle persone LGBTQ+ da discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

2. Le Prime Sentenze Storiche

Uno dei casi chiave nella storia della giurisprudenza della CEDU sui diritti LGBTQ+ è il caso Dudgeon v. Regno Unito (1981). In questo caso, la Corte ha stabilito che le leggi britanniche che criminalizzavano i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso costituivano una violazione dell’Articolo 8 della Convenzione. La Corte ha riconosciuto che la criminalizzazione dell’omosessualità rappresentava un’ingerenza indebita nella vita privata degli individui, ponendo fine a una lunga tradizione di discriminazione legale nei confronti delle persone gay nel Regno Unito.

Il caso Dudgeon ha segnato un punto di svolta, non solo per la giurisprudenza europea, ma anche a livello globale, stabilendo un precedente che ha portato alla decriminalizzazione dell’omosessualità in molti Paesi membri del Consiglio d’Europa.

3. Evoluzione Giurisprudenziale: Il Caso Karner e la Parità nei Diritti Familiari

Un altro caso significativo è Karner v. Austria (2003), in cui la Corte ha stabilito che negare i diritti ereditari a una persona omosessuale convivente con il proprio partner costituiva una violazione dell’Articolo 14 in combinato disposto con l’Articolo 8. In questo caso, la Corte ha sancito il principio secondo cui il divieto di discriminazione si applica anche alle questioni relative alla vita familiare, aprendo la strada al riconoscimento dei diritti familiari per le coppie omosessuali.

L’importanza di Karner risiede nel fatto che la Corte ha riconosciuto che le coppie omosessuali devono essere trattate allo stesso modo delle coppie eterosessuali in materia di diritti patrimoniali e successori, un aspetto cruciale per garantire l’uguaglianza giuridica tra coppie dello stesso sesso e coppie eterosessuali.

4. La Protezione delle Persone Transgender: Il Caso Christine Goodwin

Le persone transgender hanno beneficiato della protezione della CEDU attraverso numerose sentenze significative. Il caso Christine Goodwin v. Regno Unito (2002) è un esempio centrale. In questo caso, la Corte ha stabilito che il rifiuto da parte del Regno Unito di riconoscere legalmente il genere di una persona transgender post-operatoria costituiva una violazione del diritto al rispetto della vita privata (Articolo 8) e del diritto a sposarsi (Articolo 12).

La sentenza Christine Goodwin ha portato a un cambiamento radicale nelle leggi britanniche, spingendo il Regno Unito a introdurre il Gender Recognition Act (2004), che consente alle persone transgender di ottenere il riconoscimento legale del loro genere.

5. La Protezione contro i Discorsi d’Odio e i Maltrattamenti

Un altro aspetto fondamentale della giurisprudenza della CEDU riguarda la protezione delle persone LGBTQ+ contro i discorsi d’odio e i trattamenti degradanti.

L’Articolo 3 della Convenzione, che vieta la tortura e i trattamenti inumani o degradanti, è stato spesso utilizzato per garantire la protezione delle persone LGBTQ+ da violenze fisiche e psicologiche.

In Identoba e altri v. Georgia (2015), la Corte ha ritenuto che il fallimento delle autorità georgiane nel proteggere i manifestanti LGBTQ+ durante una marcia del Gay Pride costituisse una violazione degli Articoli 3 e 11 (libertà di riunione e associazione) della Convenzione. La Corte ha affermato che gli Stati hanno l’obbligo di proteggere le persone LGBTQ+ dalla violenza omofobica e di garantire che possano esercitare i loro diritti senza timore di discriminazione o violenza.

6. Le Sfide Attuali e Future

Nonostante i progressi significativi nella tutela dei diritti LGBTQ+ in Europa, permangono sfide rilevanti. In alcuni Paesi membri del Consiglio d’Europa, come la Russia e la Turchia, le persone LGBTQ+ continuano a subire discriminazioni e violenze sistemiche, con leggi che limitano la libertà di espressione e associazione delle persone LGBTQ+, come le leggi contro la “propaganda omosessuale” in Russia.

Inoltre, il riconoscimento legale delle unioni tra persone dello stesso sesso e delle adozioni da parte di coppie omosessuali varia notevolmente tra i diversi Stati membri.

Mentre Paesi come la Germania e la Francia hanno adottato leggi progressiste in materia, altri Stati, come la Polonia e l’Ungheria, hanno adottato politiche restrittive che negano pari diritti alle coppie omosessuali e alle persone transgender.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo continua a svolgere un ruolo cruciale nel promuovere la tutela dei diritti LGBTQ+ in Europa, ma il progresso dipenderà anche dalla volontà politica degli Stati membri di attuare le decisioni della Corte e di promuovere un cambiamento culturale verso l’accettazione e il rispetto delle persone LGBTQ+.

Conclusione

La tutela dei diritti delle persone LGBTQ+ attraverso la CEDU rappresenta una delle più importanti conquiste nel campo dei diritti umani in Europa.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha giocato un ruolo centrale nel garantire che le persone LGBTQ+ godano degli stessi diritti e della stessa protezione legale di qualsiasi altro cittadino, integrando il concetto di uguaglianza e non discriminazione all’interno della Convenzione.

Tuttavia, il cammino verso una piena uguaglianza è ancora lungo.

Per fare tutelare dalla CEDU un diritto violato bisogna proporre un ricorso. Danilo Iacobacci è un avvocato esperto in ricorsi alla CEDU, se vuoi sottoporgli il tuo caso, contattalo!

Le sfide legali e politiche che persistono in molti Paesi europei richiedono un impegno continuo sia da parte della Corte sia da parte delle istituzioni nazionali per garantire che i diritti delle persone LGBTQ+ siano pienamente rispettati e protetti in ogni angolo d’Europa.

Danilo Iacobacci è uno dei legali italiani più esperti in materia di diritti umani, si occupa con assiduità e proficuamente di ricorsi alla CEDU. Se hai bisogno di aiuto, contattalo!
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