Tutela civile e penale delle vittime in Italia

Tutela civile e penale delle vittime in Italia

Se hai subito violenza, truffe, minacce, maltrattamenti o altri reati, hai diritto alla verità, alla protezione e al risarcimento.

Lo Studio Legale De Stefano & Iacobacci Avvocati, con sede ad Avellino e operatività in tutta Italia, è specializzato nella tutela civile e penale delle vittime, offrendo un’assistenza legale completa, riservata e professionale.

Ogni giorno i casi raccontati dalla cronaca – come quelli pubblicati su Phica o discussi nel gruppo Facebook Mia Moglie – ricordano che dietro ogni notizia c’è una persona che ha bisogno di giustizia.

Noi siamo qui per dare voce e forza a chi ha subito un torto.

 Le nostre aree di tutela legale

Violenza domestica e maltrattamenti in famiglia

Difendiamo le vittime di violenza fisica, psicologica o economica.

Ti assistiamo nella denuncia, nelle misure di protezione urgenti e nel risarcimento dei danni morali e materiali.

Stalking, minacce e atti persecutori

Assistenza immediata per chi subisce molestie, controlli ossessivi o persecuzioni, anche tramite social network, app e strumenti digitali.

Truffe, frodi e appropriazioni indebite

Tutela legale contro truffe sentimentali, online o patrimoniali.

Avviamo azioni penali e civili per recuperare le somme e ottenere giustizia.

Lesioni, diffamazione e reati contro la persona

Costituzione di parte civile e azione risarcitoria in tutti i casi di offesa alla persona, alla reputazione o al patrimonio.

Responsabilità professionale e sanitaria

Assistenza a chi ha subito danni da errori medici, consulenze errate o negligenze professionali, con perizie tecniche e richiesta di ristoro integrale.Il nostro approccio: competenza, empatia, riservatezza

Lo Studio Legale De Stefano & Iacobacci offre un’assistenza basata su ascolto, protezione e rigore tecnico.
Ogni caso viene trattato con attenzione alla dimensione umana e con l’obiettivo di ottenere risultati concreti e tempi rapidi.

L’Avv. Fabiola De Stefano è specializzata nella tutela dei diritti della persona e nel diritto civile, del lavoro e previdenziale.

L’Avv. Danilo Iacobacci è esperto in diritto penale e amministrativo, con lunga esperienza nei procedimenti a tutela delle vittime di reato.

Insieme offrono una difesa completa, unendo competenze civili e penali in un’unica strategia integrata.

 I nostri servizi per le vittime

  • Ascolto riservato e valutazione gratuita del caso
  • Denuncia/querela e richiesta di misure urgenti di protezione
  • Costituzione di parte civile per la persona offesa
  • Azione risarcitoria per danni morali, biologici ed economici
  • Assistenza continua fino alla completa esecuzione della sentenza

Ogni passaggio è curato con discrezione e professionalità, anche a distanza.

📞 Contatta lo Studio

📍 Studio Legale De Stefano & Iacobacci – Avvocati
Via SS Trinità n. 36 – Avellino (AV)
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Hai subito un reato? Parliamone in modo riservato.
Ti offriamo una prima valutazione del caso e un piano immediato di tutela.

❓ Domande frequenti (FAQ)

Quanto tempo ho per sporgere querela?
Per la maggior parte dei reati il termine è di 3 mesi dalla scoperta del fatto, ma alcuni sono perseguibili d’ufficio. È importante agire subito per non perdere i termini.

Posso ottenere misure di protezione urgenti?
Sì. In caso di violenza domestica o stalking, è possibile richiedere ordini di protezione, ammonimenti o allontanamenti in tempi rapidi.

Come si calcola il risarcimento del danno?
Viene valutato il danno biologico, morale, esistenziale e patrimoniale, con l’ausilio di periti e tabelle medico-legali.

Posso ricevere assistenza anche a distanza?
Assolutamente sì. Lo Studio offre consulenza e difesa in tutta Italia, anche online, con strumenti digitali sicuri.

Quando la prova non basta: cosa significa ‘oltre ogni ragionevole dubbio’ nel processo penale italiano

Quando la prova non basta: cosa significa ‘oltre ogni ragionevole dubbio’ nel processo penale?

Oltre ogni ragionevole dubbio: il cuore della difesa penale

di Danilo Iacobacci, penalista cassazionista

Nel processo penale, una condanna non può basarsi su sospetti, intuizioni o “quasi certezze”. La legge – e la Costituzione – pretendono che la colpevolezza dell’imputato sia provata oltre ogni ragionevole dubbio.

1.- Cosa significa davvero “oltre ogni ragionevole dubbio”

Questo principio, sancito dall’art. 533 del codice di procedura penale e richiamato dalla giurisprudenza di Cassazione, impone al giudice di pronunciare una condanna solo se le prove a carico sono così solide e coerenti da non lasciare spazio a spiegazioni alternative plausibili.
Se c’è un dubbio logico, fondato su elementi concreti, la decisione deve essere di assoluzione (art. 530 c.p.p.).

2.- Perché è un baluardo di civiltà giuridica

Questo standard di prova tutela tutti: oggi può proteggere un imputato innocente, domani chiunque di noi fosse accusato ingiustamente.
Non è un tecnicismo, ma un principio di garanzia della libertà personale, che impedisce che la condanna diventi il frutto di pregiudizi o pressioni mediatiche.

3.- Il ruolo dell’avvocato penalista

L’avvocato della difesa non deve “inventare scuse”, ma portare il giudice a confrontarsi con i punti oscuri, le contraddizioni e le lacune probatorie.

Ad esempio, un testimone contraddittorio, una perizia incongruente, un dato tecnico che apre a scenari alternativi, sono tutti elementi che possono introdurre quel “ragionevole dubbio” che salva l’innocente da una condanna ingiusta.

4.- Quando il dubbio è la prova più forte

Nella pratica, molti processi si giocano sul filo di una prova incerta: un DNA parziale, un riconoscimento fotografico poco attendibile, una testimonianza resa anni dopo i fatti.
In questi casi, la strategia difensiva deve far emergere con chiarezza che la verità processuale non è l’unica verità possibile.

5.- Conclusione

Difendere “oltre ogni ragionevole dubbio” non è un artificio retorico: è il modo in cui il diritto penale garantisce che la libertà non sia mai sacrificata sull’altare dell’ipotesi.
Perché in un processo penale, meglio un colpevole libero che un innocente in carcere – e questa non è debolezza, ma la forza dello Stato di diritto.

“In un processo penale, il dubbio non è un ostacolo alla giustizia: è la giustizia stessa.” (D. Iacobacci)

“Non basta sospettare: per condannare serve la certezza oltre ogni ragionevole dubbio.” (D. Iacobacci)

Furto energia elettrica: quando l’aggravante ‘servizio pubblico’ è esclusa – Tribunale Siena 2025

Furto di energia elettrica: esclusione dell’aggravante “su cose destinate a pubblico servizio” (Tribunale di Siena, 29 aprile 2025)

Introduzione
Il 24 luglio 2025 è stata pubblicata nella rubrica Sistema Penale la sentenza del Tribunale di Siena (giudicante S. Spina), n. 190 del 29 aprile 2025, che ha escluso l’aggravante prevista dall’art. 625, comma 1, n. 7 c.p. (fatto commesso su cose destinate a pubblico servizio o pubblica utilità) nel caso di furto di energia elettrica mediante allaccio abusivo: conseguentemente, è stata disposta la non prosecuzione del procedimento per difetto della condizione di procedibilità ex art. 529, comma 1 c.p.p. (sistemapenale.it).

1. Contesto normativo e impatto della riforma Cartabia

  • Con la riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il furto commesso con mezzo fraudolento ha visto un cambiamento nel regime di procedibilità: l’aggravante dell’energia destinata a servizio pubblico assume un ruolo fondamentale, poiché solo se contestata può garantire la procedibilità d’ufficio. (sistemapenale.it).
  • In passato, questa aggravante veniva spesso connessa alla natura pubblicistica dell’energia, anche senza esplicita contestazione: oggi, tuttavia, ciò genera incertezza circa l’esercizio dei diritti difensivi e l’avvio dell’azione penale.

2. Il contrasto giurisprudenziale: contestazione “in fatto” sì o no?

  • Orientamento favorevole: alcune pronunce (es. Cass. Sez. IV 7 novembre 2023, n. 48529; Sez. V 1° agosto 2023, n. 33824) ritengono legittima la contestazione in fatto anche con mero richiamo generico alla natura dell’energia, purché consenta al difensore di esercitare correttamente i diritti di difesa. (sistemapenale.it).
  • Orientamento restrittivo: altre sezioni (es. Cass. Sez. V, 22 gennaio 2024, n. 3741) evidenziano la natura valutativa dell’aggravante, richiedendo una specifica contestazione basata su elementi di fatto e contesto normativo. (sistemapenale.it).
  • Approfondimento dottrinale (Obiettivo Magistrato, febbraio 2025): si afferma la legittimità della contestazione in fatto della circostanza aggravante, in quanto l’energia elettrica è indubbiamente un bene destinato a pubblico servizio, idoneo a soddisfare bisogni di rilevanza pubblica. (ilDiritto – Quotidiano giuridico).

3. Conferme dalla Cassazione sulla procedibilità d’ufficio

La Cassazione, con la sentenza Sez. V n. 19095 del 22 maggio 2025, ha chiarito che l’aggravante va riferita all’energia elettrica in quanto tale – bene funzionalmente collegato all’erogazione del servizio pubblico – e non al misuratore (contatore): ne deriva la procedibilità d’ufficio anche nei casi di manomissione del contatore o allaccio diretto. (tutino.sicilia.it)

Ulteriori conferme derivano dalla sentenza Sez. V n. 20228/2025 (trib. 6 maggio 2025, depositata il 30 maggio 2025), secondo cui la “cosa” oggetto del furto è l’energia stessa, non il contatore, e la destinazione a servizio pubblico va individuata nella fruizione collettiva del bene sottratto. (TERZULTIMA FERMATA)

4. Implicazioni pratiche per difesa penale e azione penale

  • Se l’imputazione non contesta esplicitamente l’aggravante in fatto, le difese potrebbero chiedere la non procedibilità – come è avvenuto nel caso di Siena.
  • Tuttavia, la Cassazione ribadisce che, quando il furto riguarda energia elettrica sottratta con modalità collegate al servizio collettivo, va sempre riconosciuta l’aggravante e si procede d’ufficio.
  • È dunque cruciale strutturare con precisione la formulazione dell’imputazione e delle contestazioni aggravanti per evitare definizioni ambigue.

Conclusione

La sentenza del Tribunale di Siena del 29 aprile 2025 offre un esempio concreto delle criticità emerse nell’applicazione della riforma Cartabia al furto di energia elettrica: l’esclusione dell’aggravante ha condotto direttamente all’improcedibilità del reato. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che l’energia resta bene destinato a servizio pubblico, rendendo il reato aggressivo verso interessi collettivi procedibile d’ufficio. Il dibattito sul grado di specificità della contestazione “in fatto” resta aperto, con rilevanti ricadute nel mondo giurisprudenziale e dottrinale.

Ecco cosa stabilisce, in concreto, la Sentenza n. 130 del 2025 della Corte costituzionale

Ecco cosa stabilisce, in concreto, la Sentenza n. 130 del 2025 della Corte costituzionale:

🧭 Contesto e normativa

La pronuncia riguarda un giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale promosso da un giudice preliminare del Tribunale di Macerata, nell’ambito di un procedimento penale nei confronti di una persona accusata di rapina aggravata. La norma impugnata è il quinto comma dell’articolo 628 del codice penale ‒ che disciplina le aggravanti nelle rapine, tra cui il fatto commesso nei confronti di soggetti che si trovino al momento di prelevare denaro da istituti di credito o sportelli bancomat. (Corte Costituzionale)

⚖️ La decisione della Corte

  • La Corte ha dichiarato la parziale incostituzionalità del quinto comma dell’art. 628 c.p., nella parte in cui non consente di valorizzare la circostanza attenuante del vizio parziale di mente (prevista dall’art. 89 cod. pen.) quando è in concorrenza con l’aggravante prevista al terzo comma, n. 3‑quater. (Corte Costituzionale)
  • In pratica, attualmente quella norma esclude qualsiasi prevalenza di attenuanti come il vizio parziale di mente su determinate aggravanti specifiche, limitando eccezionalmente il bilanciamento previsto dal sistema del codice penale.

📌 Cosa significa, operativamente

  • Se una persona commette una rapina aggravata nel contesto specifico previsto (es. contro chi sta prelevando denaro da uno sportello automatico), ma soffre di vizio parziale di mente, fino ad oggi la legge impediva che questa circostanza attenuante potesse prevalere sull’aggravante.
  • La Corte ha ritenuto che tale preclusione sia contraria al principio di uguaglianza (art. 3 Cost.), perché non è motivata da una ragionevole coerenza rispetto al trattamento riservato ad altre categorie soggettive (come i minorenni) nelle stesse situazioni.
  • Ora, con questa pronuncia, la norma dovrà essere applicata consentendo, anche quando ricorrono aggravanti specifiche, che il giudice possa effettivamente tenere conto della condizione mentale dell’imputato nel determinare la pena.

📄 Riepilogo

Aspetto Dettaglio
Norma impugnata Art. 628 c.p., 5° comma
Tema centrale Divieto di valorizzazione del vizio parziale di mente contro determinate aggravanti
Decisione Corte Parziale illegittimità, perché viola il principio di uguaglianza
Effetto pratico Possibilità per l’imputato con vizio parziale di mente di ottenere una pena più favorevole, a fronte di specifiche aggravanti

In sintesi, la Sentenza n. 130/2025 introduce una modifica significativa nel bilanciamento tra aggravanti e attenuanti: apre alla possibilità che chi presenta un vizio parziale di mente possa fruire di una riduzione di pena anche se ha commesso una rapina aggravata secondo le modalità previste dal codice penale.

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Sentenza Corte Costituzionale n. 109/2025: più tutela contro le interdittive antimafia

Sentenza Corte Costituzionale n. 109/2025: più tutela contro le interdittive antimafia

di Danilo Iacobacci – cofondatore di De Stefano & Iacobacci Avvocati

Cosa succede se il TAR impiega più di 30 giorni per decidere su un’interdittiva antimafia?

Fino a ieri, il ricorrente restava scoperto, anche se il provvedimento era palesemente ingiusto.
Ora, grazie alla sentenza n. 109/2025 della Corte Costituzionale, le cose cambiano: il termine rigido di 30 giorni è stato dichiarato incostituzionale.

Di cosa tratta la sentenza

La Corte ha esaminato la legittimità dell’art. 34-bis, comma 7, del Codice antimafia (d.lgs. 159/2011), nella parte in cui prevede che l’interdittiva antimafia non può più essere sospesa dal TAR dopo 30 giorni dalla sua adozione, anche se il procedimento è ancora in corso.

👉 Questo limite temporale comprometteva la possibilità per il ricorrente di ottenere tutela effettiva, lasciandolo esposto a gravi conseguenze (chiusura dell’attività, esclusione da appalti, revoca di autorizzazioni).

Cosa ha deciso la Corte

Con la sentenza n. 109/2025, depositata il 17 luglio 2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale questa previsione, affermando che:

  • Viola il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva (art. 24 Cost.),
  • Comprende un termine irragionevole (art. 3 Cost.),
  • Confligge con il principio del giusto processo,
  • Impedisce al TAR di proteggere realmente il ricorrente, anche in presenza di interdittive poi ritenute illegittime.

Perché questa sentenza è importante

Maggiore tutela per le imprese: chi subisce un’interdittiva antimafia ora può ottenere la sospensione anche oltre i 30 giorni, se ci sono motivi fondati.

Equilibrio tra legalità e garanzie costituzionali: la lotta alla mafia non può sacrificare i diritti fondamentali dei cittadini e delle imprese oneste.

Effettività della giustizia amministrativa: il TAR può decidere senza vincoli temporali rigidi, valutando caso per caso.

Cosa cambia in concreto

Dopo questa sentenza:

  • I tribunali amministrativi potranno sospendere gli effetti delle interdittive anche oltre il trentesimo giorno, se necessario a garantire i diritti del ricorrente.
  • Le imprese e i cittadini colpiti ingiustamente potranno ottenere una protezione reale durante tutto il giudizio.
  • Viene rafforzato il principio costituzionale di giusto processo anche in materia di misure antimafia.

🔎 Ti hanno notificato un’interdittiva antimafia?

Lo Studio Legale De Stefano & Iacobacci offre assistenza legale qualificata nei ricorsi al TAR contro interdittive antimafia, con attenzione alla sospensione cautelare e alla tutela del diritto di difesa.

📩 Contattaci per una consulenza immediata: valuteremo se la tua interdittiva può essere sospesa anche oltre i 30 giorni, sulla base della recente sentenza della Corte Costituzionale

Le innovazioni introdotte dal Decreto Sicurezza 2025

Di seguito esponiamo un’analisi molto dettagliata e strutturata delle innovazioni introdotte dal Decreto Sicurezza 2025, così come illustrate nella Relazione n. 33/2025 (Ufficio del Massimario e del Ruolo – Corte di Cassazione):

MODIFICHE AL CODICE PENALE

a) Nuove aggravanti per reati commessi in contesti di ordine pubblico

Il decreto introduce una aggravante specifica per chi commette reati come resistenza, violenza, minaccia a pubblico ufficiale o danneggiamento nel contesto di manifestazioni pubbliche o proteste violente. La pena è aumentata fino alla metà nei seguenti casi:

Se il fatto è commesso in gruppo o con uso di strumenti atti ad offendere.

Se la condotta è ripresa con videoriprese o trasmessa in diretta per fomentare disordini.

b) Introduzione del reato di “blocco stradale violento”

Nuovo articolo nel codice penale che punisce con la reclusione da 2 a 6 anni chiunque:

Organizza o partecipa a blocchi stradali, ferroviari o aeroportuali con modalità violente.

Impedisce il normale svolgimento dei servizi pubblici essenziali con minaccia o violenza.

Tale previsione mira a colpire condotte come blocchi organizzati da frange estreme o ambienti ultras.

c) Estensione della flagranza differita

Estende a 48 ore la possibilità di procedere all’arresto in flagranza differita nei casi in cui:

L’autore del fatto sia identificabile con certezza tramite videoriprese, immagini o altro materiale documentale.

Il reato sia avvenuto in un contesto di disordini o atti violenti in luogo pubblico o aperto al pubblico.

d) Reato di istigazione all’odio o alla violenza contro le forze dell’ordine

Introdotta una nuova figura autonoma di reato, punita con la reclusione da 1 a 5 anni, per chi:

Pubblicamente istiga all’odio o alla violenza nei confronti di appartenenti alle forze di polizia, anche con contenuti online.

MODIFICHE AL CODICE DI PROCEDURA PENALE

a) Arresto obbligatorio per devastazione, saccheggio e violenza aggravata

Viene estesa la previsione dell’arresto obbligatorio in flagranza anche ai reati di:

Devastazione e saccheggio (art. 419 c.p.)

Violenza aggravata contro pubblico ufficiale in presenza delle nuove aggravanti.

b) Notifiche più rapide e garanzie difensive

Obbligo per l’autorità giudiziaria di:

Notificare l’emissione della misura cautelare anche al difensore d’ufficio, in caso di irreperibilità del difensore di fiducia.

Procedere alla registrazione audiovisiva degli interrogatori del soggetto sottoposto a misura cautelare.

MISURE DI PREVENZIONE

a) Estensione dell’ammonimento del questore (art. 8 D.lgs. 159/2011)

L’ammonimento viene esteso anche a chi molesta o minaccia per motivi ideologici, politici, religiosi o culturali, anche in modo indiretto (es. social).

Il provvedimento è iscritto in banca dati e può essere utilizzato per future misure personali o patrimoniali.

b) Rafforzamento della confisca allargata

La confisca allargata si applica ora anche a reati ambientali e a nuove figure delittuose introdotte dal decreto.

Il giudice può disporre la confisca dei beni se vi è sproporzione rispetto ai redditi dichiarati, anche in assenza di condanna definitiva, purché vi siano “elementi gravi, precisi e concordanti”.

c) Nuove misure di prevenzione urbana

Il sindaco può proporre al questore il divieto di accesso a specifiche aree della città (es. stazioni, centri commerciali, manifestazioni sportive) nei confronti di chi:

Ha tenuto comportamenti molesti, violenti o pericolosi per la sicurezza pubblica.

È recidivo in condotte di microcriminalità urbana o degrado.

MODIFICHE ALL’ORDINAMENTO PENITENZIARIO

a) Revoca automatica dei benefici penitenziari

Se il detenuto beneficiario di una misura alternativa alla detenzione (es. affidamento, detenzione domiciliare) commette un nuovo reato doloso:

Il beneficio viene revocato automaticamente.

La pena deve essere scontata in carcere senza nuova valutazione discrezionale del magistrato di sorveglianza.

b) Rafforzamento della videosorveglianza nelle carceri

È obbligatoria l’installazione di impianti di videoregistrazione:

Nelle celle di sicurezza, nei corridoi e nei reparti psichiatrici.

Per documentare eventuali interventi coercitivi del personale di polizia penitenziaria.

I filmati devono essere conservati per almeno 6 mesi e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria in caso di indagini o denunce.

c) Sorveglianza particolare (art. 14-bis O.P.)

Per applicare il regime di sorveglianza particolare:

Devono sussistere specifici elementi sulla pericolosità attuale del detenuto.

Obbligo di motivazione rafforzata e possibilità di impugnazione immediata del provvedimento da parte del difensore.

ALTRE NOVITÀ

a) Interdizione perpetua dai pubblici uffici

Per i reati più gravi (mafia, terrorismo, violenza sessuale, tratta di esseri umani), viene introdotta l’interdizione perpetua automatica dai pubblici uffici anche in caso di patteggiamento.

b) Collaborazione giudiziaria internazionale

Il decreto rafforza la collaborazione con Europol ed Eurojust:

Condivisione diretta di dati sensibili su soggetti indagati per reati di terrorismo o criminalità organizzata.

Procedure accelerate di rogatoria e mandato di arresto europeo.

FINALITÀ GENERALI DEL DECRETO

Come evidenziato nella Relazione del Massimario, il decreto si muove lungo quattro direttrici fondamentali:

Repressione più severa dei reati di ordine pubblico.

Prevenzione mediante misure amministrative e penali (anche in assenza di condanna).

Maggiore efficienza nel contrasto alla criminalità organizzata e transnazionale.

Sicurezza degli operatori di polizia e dei cittadini, con rafforzamento delle dotazioni tecnologiche.

Ricorso in Cassazione per omicidio stradale o colposo: come ottenere la riduzione della pena

Ricorso in Cassazione per omicidio stradale o colposo: come ottenere la riduzione della pena

L’omicidio colposo (art. 589 c.p.) o stradale (art. 589-bis c.p.) comporta pene severe, anche in presenza di concorso di colpa o assenza di dolo.

In Cassazione è possibile ottenere una riduzione di pena o l’annullamento se la motivazione è lacunosa o se la sentenza ha travisato le risultanze peritali.

Offriamo una consulenza specialistica per valutare i margini di successo del ricorso.

Avvocato cassazionista per bancarotta fraudolenta: difesa penale nei reati fallimentari

Avvocato cassazionista per bancarotta fraudolenta: difesa penale nei reati fallimentari

Nei processi per bancarotta (art. 216 L.F.), la responsabilità penale può derivare da interpretazioni errate delle condotte gestionali.

Se sei stato condannato in appello, puoi ancora difenderti in Cassazione.

La Suprema Corte valuta se vi siano stati errori nella ricostruzione dei fatti o nella qualificazione giuridica.

Il nostro studio è specializzato in ricorsi per bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e preferenziale.

Contattaci per una valutazione gratuita.

Cassazione penale per maltrattamenti in famiglia: difesa tecnica specializzata

Cassazione penale per maltrattamenti in famiglia: difesa tecnica specializzata

La Corte di Cassazione esamina ogni anno centinaia di ricorsi per maltrattamenti in famiglia.

La difesa tecnica si concentra su profili come l’attendibilità della vittima, l’assenza di sistematicità, l’erronea qualificazione giuridica dei fatti. Se sei stato condannato ingiustamente, possiamo aiutarti a far emergere la verità in sede di legittimità.

L’intervento di un avvocato penalista cassazionista è essenziale per costruire un ricorso efficace.

Reati di violenza sessuale e ricorso in Cassazione: affidati a un penalista esperto

Reati di violenza sessuale e ricorso in Cassazione: affidati a un penalista esperto

Nei procedimenti per violenza sessuale (art. 609-bis c.p.), la valutazione della prova è spesso soggettiva e delicata.

In Cassazione è possibile far valere contraddizioni della persona offesa, omissioni istruttorie, o l’assenza del dolo.

Il nostro studio analizza ogni sentenza con rigore per individuare vizi logici, motivazionali o errori di diritto.

La Suprema Corte può annullare una condanna anche solo per una motivazione apparente o illogica.

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