Cosa sono in Italia i reati contro l’amministrazione della giustizia (es. calunnia, falsa testimonianza, etc.)
De Stefano & Iacobacci Avvocati è uno studio legale particolaremente esperto in tale genere di reati.
I reati contro l’amministrazione della giustizia sono tutti quei reati che hanno come obiettivo o come effetto di ostacolare o impedire il regolare svolgimento dell’attività giudiziaria.
In Italia, i reati contro l’amministrazione della giustizia sono disciplinati dal Libro II, Titolo III del codice penale.
Tra i reati contro l’amministrazione della giustizia più comuni, si annoverano:
La calunnia: consiste nell’accusare falsamente una persona di un reato, al fine di danneggiarne la reputazione o di farla condannare.
La falsa testimonianza: consiste nel deporre falsamente in un processo, al fine di far condannare o assolvere una persona.
La reticenza: consiste nel non rispondere a una domanda posta in un processo, al fine di impedire di fare emergere la verità.
La falsa perizia: consiste nel redigere una perizia falsa, al fine di far condannare o assolvere una persona.
La corruzione in atti giudiziari: consiste nel corrompere un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, al fine di ottenere un vantaggio in un processo.
La frode in processo penale e depistaggio: consiste nel commettere atti fraudolenti, al fine di impedire o ostacolare l’accertamento della verità in un processo penale.
I reati contro l’amministrazione della giustizia sono punibili con pene severe, che possono arrivare fino alla reclusione a 20 anni.
La pena è aumentata se il reato è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio nell’esercizio delle proprie funzioni.
I reati contro l’amministrazione della giustizia sono puniti in modo severo perché sono finalizzati a minare la fiducia dei cittadini nella giustizia.
Cosa si deve dimostrare per essere assolti da questi reati
Per essere assolti da un reato contro l’amministrazione della giustizia, l’imputato deve dimostrare la propria innocenza. In particolare, deve dimostrare di non aver agito con dolo o colpa, e che non ha avuto l’intenzione di ostacolare o impedire il regolare svolgimento dell’attività giudiziaria.
In alcuni casi, l’imputato può anche dimostrare di aver agito in stato di necessità o in stato di legittima difesa.
Ecco alcuni esempi di come l’imputato può dimostrare la propria innocenza:
Nel caso di calunnia, l’imputato può dimostrare di non aver avuto alcun motivo per accusare falsamente la vittima.
Nel caso di falsa testimonianza, l’imputato può dimostrare di aver deposto in buona fede, credendo di dire la verità.
Nel caso di reticenza, l’imputato può dimostrare di non aver risposto alla domanda posta in un processo per un motivo legittimo, ad esempio perché non era in grado di rispondere o perché riteneva che la risposta non fosse rilevante per il processo.
Nel caso di falsa perizia, l’imputato può dimostrare di aver redatto la perizia in buona fede, sulla base di quanto gli era stato comunicato dal pubblico ministero o dall’imputato.
Nel caso di corruzione in atti giudiziari, l’imputato può dimostrare di non aver corrotto il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio.
Nel caso di frode in processo penale e depistaggio, l’imputato può dimostrare di non aver commesso atti fraudolenti.
È importante ricordare che, in caso di reato contro l’amministrazione della giustizia, l’imputato ha l’onere di dimostrare la propria innocenza. Il pubblico ministero, invece, ha l’onere di dimostrare la colpevolezza dell’imputato.