ordinanza cautelare del GIP mancante di motivazione

non è nulla l’ordinanza cautelare del GIP mancante di motivazione, questo afferma Cass. pen., sez. III, 15 aprile 2011, n. 15416, ad avviso della quale:

l’effetto interamente devolutivo che caratterizza il riesame delle ordinanze applicative di misure cautelari, deve ritenersi che il Tribunale del Riesame “possa sanare, con la propria motivazione, le carenze argomentative di detto provvedimento, pur quando esse siano tali da dar luogo alle nullità, rilevabili d’ufficio, previste dall’art. 292 c.p.p., comma 2, lett. c) e c bis)”.

Del resto, ciò lo si desume con chiarezza anche dalla norma (art. 309 c.p.p., comma 9) che facoltizza il Tribunale a riformare, annullare o confermare “per ragioni diverse da quelle indicate nella motivazione del provvedimento stesso” oltre che dalla costante interpretazione data da questa S.C. (v. anche sez. n. 4.12.06, Biasi, Rv. 235622) che, ricalcando analoghe enunciazioni, asserisce testualmente che “deve ritenersi che il Tribunale del Riesame possa sopperire, con la propria motivazione, non solo all’insufficienza o contraddittorietà della motivazione del provvedimento genetico della misura, ma anche alla sua totale mancanza o mera apparenza, esplicitando, per la prima volte, le ragioni giustificative della misura cautelare adottata”

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