FAQ: le Domande più frequenti su Separazione e Divorzio

FAQ: Le Domande Più Frequenti su Separazione e Divorzio

di De Stefano & Iacobacci Avvocati

1. Qual è la differenza tra separazione e divorzio?

La separazione sospende alcuni obblighi coniugali, come la convivenza e la fedeltà, ma il matrimonio resta valido. Il divorzio, invece, scioglie definitivamente il matrimonio, permettendo ai coniugi di risposarsi.

2. Quanto tempo bisogna aspettare per divorziare dopo la separazione?

I tempi variano a seconda del tipo di separazione:

  • Separazione consensuale: è possibile chiedere il divorzio dopo 6 mesi.
  • Separazione giudiziale: il divorzio può essere richiesto dopo 12 mesi.

3. È possibile separarsi o divorziare senza avvocato?

Per la separazione e il divorzio consensuali, è possibile rivolgersi al Comune, se non ci sono figli minori o questioni patrimoniali complesse. Tuttavia, è sempre consigliabile il supporto di un avvocato per tutelare i propri diritti. In caso di separazione o divorzio giudiziale, l’assistenza legale è obbligatoria.

4. Come viene deciso l’affidamento dei figli?

Il Tribunale decide l’affidamento tenendo conto del benessere del minore. In genere, si opta per l’affidamento condiviso, salvo situazioni di grave inidoneità di uno dei genitori. L’affidamento esclusivo viene concesso solo in caso di comprovata incapacità o pericolo per il bambino.

5. Chi ha diritto all’assegno di mantenimento dopo la separazione o il divorzio?

  • Il coniuge economicamente più debole può ottenere un assegno di mantenimento, se dimostra che la separazione ha causato un grave squilibrio economico.
  • I figli minorenni o maggiorenni non autosufficienti hanno diritto al mantenimento da parte del genitore non convivente.

L’importo dell’assegno viene stabilito dal giudice in base ai redditi e alle necessità della persona che lo riceve.

6. Cosa succede alla casa coniugale dopo la separazione?

Se ci sono figli minorenni, la casa viene assegnata al genitore con cui vivono prevalentemente. In assenza di figli, il giudice può valutare la situazione economica dei coniugi o decidere la vendita dell’immobile.

7. Posso modificare le condizioni di separazione o divorzio nel tempo?

Sì, se cambiano le condizioni di vita dei coniugi o dei figli. È possibile richiedere una modifica dell’assegno di mantenimento, dell’affidamento o della divisione dei beni, presentando un nuovo ricorso in Tribunale.

8. Cosa fare se l’ex coniuge non paga l’assegno di mantenimento?

Se l’ex coniuge non versa il mantenimento stabilito dal giudice, si può agire legalmente attraverso:

  • Decreto ingiuntivo: per ottenere il pignoramento dello stipendio o del conto corrente.
  • Denuncia penale: il mancato pagamento può configurare il reato di violazione degli obblighi familiari (art. 570 c.p.).

9. La separazione o il divorzio influiscono sull’eredità?

Sì. Con la separazione, il coniuge ha ancora diritti successori, salvo diversa indicazione nel testamento. Con il divorzio, invece, il coniuge perde ogni diritto all’eredità dell’ex marito o moglie.

10. Quanto costa una separazione o un divorzio?

I costi dipendono dalla complessità del caso:

  • Separazione/divorzio consensuale: generalmente più economici, con costi legali ridotti.
  • Separazione/divorzio giudiziale: più costosi, in base alla durata e alla complessità delle controversie da risolvere.

Contatta l’Avvocato Fabiola De Stefano, legale esperto in separazioni e divorzi

Assegno di Mantenimento per il Coniuge e i Figli: Diritti, Calcolo e Cosa Fare in Caso di Mancato Pagamento

Assegno di Mantenimento per il Coniuge e i Figli: Diritti, Calcolo e Cosa Fare in Caso di Mancato Pagamento

di Fabiola De Stefano

L’assegno di mantenimento è un contributo economico che un coniuge può dover versare all’altro o ai figli dopo la separazione o il divorzio. Vediamo quando è dovuto e come ottenerlo.

1. Chi Ha Diritto all’Assegno di Mantenimento?

  • Il coniuge economicamente più debole, se la separazione o il divorzio hanno causato uno squilibrio finanziario.
  • I figli minorenni o maggiorenni non autosufficienti.

2. Come Si Calcola l’Assegno di Mantenimento?

Il giudice considera vari elementi:

  • Reddito e patrimonio di entrambi i coniugi.
  • Tenore di vita durante il matrimonio.
  • Spese per i figli (istruzione, sanità, svago).

L’importo può essere ridotto o aumentato se cambiano le condizioni economiche dei coniugi.

3. Mancato Pagamento: Come Far Valere il Proprio Diritto

Se l’ex coniuge non versa l’assegno, si possono adottare diverse soluzioni:

  • Decreto ingiuntivo: Per ottenere il pignoramento dello stipendio o del conto corrente.
  • Azione penale: Il mancato pagamento può costituire reato (art. 570 c.p.).

4. Quando l’Assegno Può Essere Revocato?

  • Se l’ex coniuge beneficiario si risposa.
  • Se il beneficiario trova un’occupazione che gli garantisce indipendenza economica.
  • Se i figli diventano economicamente autosufficienti.
L’assegno di mantenimento è un diritto tutelato dalla legge.
Se hai bisogno di assistenza, contatta un avvocato esperto per difendere i tuoi interessi.

Affidamento dei Figli Dopo la Separazione: Regole, Tipologie e Criteri di Valutazione

Affidamento dei Figli Dopo la Separazione: Regole, Tipologie e Criteri di Valutazione

di Fabiola De Stefano Cofondatore di De Stefano & Iacobacci Avvocati

Quando una coppia con figli si separa o divorzia, uno degli aspetti più delicati riguarda l’affidamento dei minori. La legge italiana stabilisce che l’interesse del bambino deve essere prioritario e guida le decisioni del giudice.

1. Tipologie di Affidamento

L’affidamento dei figli può assumere diverse forme:

  • Affidamento condiviso: È la regola generale in Italia. I genitori hanno pari diritti e doveri nella crescita del figlio.
  • Affidamento esclusivo: Un solo genitore ha la responsabilità del minore, se l’altro è ritenuto inadeguato o pericoloso.
  • Affidamento alternato: Il figlio vive periodi uguali con ciascun genitore. È meno frequente perché richiede una forte collaborazione tra i coniugi.
  • Affidamento super esclusivo: Il genitore affidatario può prendere decisioni in autonomia su alcuni aspetti della vita del figlio.

2. Come Decide il Giudice?

Il giudice valuta diversi fattori per stabilire l’affidamento, tra cui:

  • Relazione pregressa del bambino con ciascun genitore.
  • Capacità economiche e abitative di ciascun genitore.
  • Disponibilità a garantire stabilità emotiva e affettiva.
  • Assenza di comportamenti dannosi (abuso, trascuratezza, maltrattamenti).

3. Mantenimento dei Figli

L’affidamento comporta obblighi economici. Il genitore non convivente deve versare un assegno di mantenimento, calcolato in base a:

  • Reddito di entrambi i genitori.
  • Tenore di vita del figlio.
  • Spese per scuola, salute e attività extrascolastiche.

4. Come Modificare le Condizioni di Affidamento

Se le circostanze cambiano, è possibile chiedere una revisione dell’affidamento presentando un nuovo ricorso in Tribunale.

L’affidamento è un tema complesso che richiede una corretta gestione legale.
Se hai dubbi sulla tua situazione, contatta un avvocato esperto in diritto di famiglia.

Separazione e Divorzio: Differenze, Tempi e Procedure

Separazione e Divorzio: Differenze, Tempi e Procedure

di Fabiola De Stefano

Quando una coppia sposata decide di interrompere la propria unione, è fondamentale comprendere la differenza tra separazione e divorzio, i tempi richiesti e le procedure da seguire. In questo articolo analizziamo tutto ciò che è necessario sapere per affrontare questa fase con maggiore consapevolezza.

1. Differenza tra Separazione e Divorzio

Molte persone confondono i due termini, ma esistono differenze giuridiche fondamentali tra separazione e divorzio:

  • Separazione: sospende alcuni obblighi coniugali, come la convivenza e la fedeltà, ma non pone fine al matrimonio. I coniugi restano legalmente sposati e non possono contrarre nuove nozze.
  • Divorzio: scioglie definitivamente il matrimonio, mettendo fine a tutti i diritti e doveri reciproci. Dopo il divorzio, ciascun ex coniuge può risposarsi.

La separazione può essere consensuale (se entrambi i coniugi sono d’accordo) o giudiziale (se c’è disaccordo sulle condizioni). Analogamente, il divorzio può essere congiunto o contenzioso.

2. Tempi e Modalità per Ottenere il Divorzio

Per ottenere il divorzio, è necessario attendere un periodo di separazione:

  • 6 mesi dalla separazione consensuale.
  • 12 mesi dalla separazione giudiziale.

Una volta trascorso questo periodo, si può presentare il ricorso per il divorzio presso il Tribunale competente.

3. Procedura per la Separazione e il Divorzio

Fase 1: Separazione

  • Si presenta il ricorso in Tribunale o si avvia la negoziazione assistita da avvocati.
  • Il giudice stabilisce eventuali condizioni su affidamento dei figli, casa coniugale e assegno di mantenimento.

Fase 2: Divorzio

  • Si può presentare un ricorso congiunto se c’è accordo tra i coniugi.
  • Se c’è disaccordo, il divorzio diventa contenzioso e il giudice decide sulle condizioni.

4. Costi della Separazione e del Divorzio

I costi variano a seconda della complessità del caso:

  • Separazione e divorzio consensuali: più economici, con costi legali ridotti.
  • Procedimenti giudiziali: più lunghi e costosi, in base alle controversie da risolvere.
Affrontare una separazione o un divorzio può essere difficile.
Un avvocato esperto può aiutarti a prendere le decisioni giuste e a tutelare i tuoi diritti.

Come presentare un ricorso alla CEDU: guida pratica per i cittadini italiani

Come Presentare un Ricorso alla CEDU: Guida Pratica per i Cittadini Italiani

di Danilo Iacobacci – fondatore De Stefano & Iacobacci Avvocati

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) è un organo giurisdizionale internazionale che tutela i diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Presentare un ricorso alla CEDU è un’opportunità per chi ritiene che i propri diritti siano stati violati da uno Stato membro del Consiglio d’Europa. In questa guida vedremo chi può ricorrere alla CEDU, quali sono i requisiti di ammissibilità e la procedura da seguire.

1. Chi Può Presentare un Ricorso alla CEDU?

Possono presentare un ricorso:

  • Singoli cittadini che ritengono di aver subito una violazione dei propri diritti da parte dello Stato.
  • Gruppi di persone o organizzazioni che hanno subito un danno per effetto di una decisione statale.
  • Persone giuridiche, come aziende o associazioni, che subiscono una violazione dei diritti garantiti dalla Convenzione.

2. Requisiti di Ammissibilità del Ricorso

Affinché un ricorso alla CEDU sia ammissibile, deve rispettare i seguenti requisiti:

  • Esaurimento dei rimedi nazionali: prima di rivolgersi alla CEDU, il ricorrente deve aver tentato tutti i rimedi disponibili nel proprio Paese, inclusi eventuali ricorsi in Cassazione o dinanzi alla Corte Costituzionale.
  • Violazione di un diritto tutelato dalla Convenzione: il ricorso deve riguardare un diritto garantito dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo o dai suoi protocolli aggiuntivi.
  • Presentazione entro 4 mesi dalla decisione definitiva: il ricorso deve essere inviato entro 4 mesi dalla decisione definitiva dell’ultima autorità giudiziaria nazionale competente.
  • Danno significativo: la violazione lamentata deve aver causato un danno rilevante e concreto.
  • Non anonimato: il ricorso non può essere anonimo e deve contenere le informazioni complete del ricorrente.

3. Procedura per Presentare un Ricorso alla CEDU

  1. Compilazione del modulo di ricorso: Il modulo ufficiale è disponibile sul sito della CEDU e deve essere compilato in ogni sua parte, includendo una descrizione dettagliata dei fatti, delle decisioni nazionali e delle violazioni lamentate.
  2. Invio del ricorso: Il modulo deve essere inviato per posta alla sede della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo, all’indirizzo:

    Cour Européenne des Droits de l’Homme Conseil de l’Europe, 67075 Strasbourg Cedex, France

  3. Esame preliminare di ammissibilità: La Corte verifica se il ricorso rispetta i criteri formali. In caso contrario, viene dichiarato inammissibile senza ulteriore esame.
  4. Fase di merito: Se il ricorso è ritenuto ammissibile, viene comunicato allo Stato interessato, che deve rispondere alle accuse.
  5. Decisione della Corte: La CEDU può emettere una sentenza di condanna per lo Stato in caso di violazione accertata, con l’eventuale obbligo di risarcire il ricorrente.

4. Errori da Evitare nel Ricorso alla CEDU

Molti ricorsi vengono respinti per errori procedurali. Ecco alcuni dei più comuni:

  • Mancato rispetto del termine di 4 mesi.
  • Ricorso anonimo o privo di firma.
  • Mancanza di prove concrete della violazione denunciata.
  • Richiesta generica e non dettagliata.
  • Mancato esaurimento delle vie di ricorso interne.

5. Conclusione

Presentare un ricorso alla CEDU può essere un percorso complesso, ma rappresenta uno strumento fondamentale per la tutela dei diritti fondamentali. Affidarsi a un avvocato esperto in ricorsi alla CEDU può aumentare le probabilità di successo e garantire il rispetto dei requisiti procedurali.

Se hai bisogno di assistenza legale per un ricorso alla CEDU, contatta l’Avvocato Danilo Iacobacci, specializzato nella tutela dei diritti umani e nei ricorsi internazionali.

Ricorso in Cassazione: quando è possibile, come funziona e quali errori evitare

Ricorso in Cassazione: Quando è Possibile, Come Funziona e Quali Errori Evitare

di De Stefano & Iacobacci Avvocati

Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultima possibilità per impugnare una sentenza emessa in secondo grado. La Corte di Cassazione non riesamina i fatti del caso, ma valuta esclusivamente la corretta applicazione delle norme giuridiche. Di seguito una guida pratica per comprendere quando è possibile ricorrere in Cassazione, come funziona la procedura e quali sono gli errori da evitare.

1. Quando è Possibile Ricorrere in Cassazione?

Il ricorso in Cassazione è consentito nei seguenti casi:

  • Violazione di legge: Se la sentenza impugnata ha applicato erroneamente una norma giuridica.
  • Vizio di motivazione: Se la motivazione della sentenza è assente, contraddittoria o illogica.
  • Incompetenza del giudice: Se la sentenza è stata emessa da un giudice che non aveva la competenza per giudicare il caso.
  • Errata interpretazione delle prove: Anche se la Cassazione non riesamina i fatti, può intervenire se vi è stata una manifesta illogicità nella valutazione delle prove.

Non è possibile ricorrere in Cassazione per questioni di merito, ovvero per chiedere una nuova valutazione dei fatti o delle prove.

2. Come Funziona la Procedura di Ricorso in Cassazione?

La procedura di ricorso in Cassazione segue specifici passaggi:

  1. Presentazione del ricorso: Deve essere redatto da un avvocato abilitato al patrocinio in Cassazione entro un termine preciso.
  2. Deposito del ricorso: Il ricorso deve essere depositato con modalità precise dal legale.
  3. Esame preliminare: La Corte verifica se il ricorso è ammissibile. Se risulta inammissibile, viene rigettato senza discussione.
  4. Udienza pubblica o in Camera di Consiglio: Se il ricorso supera il vaglio preliminare, viene discusso in pubblica udienza o in camera di consiglio.
  5. Decisione della Corte: La Cassazione può accogliere o rigettare il ricorso, annullare la sentenza impugnata con o senza rinvio ad altra corte.

3. Quali Errori Evitare nel Ricorso in Cassazione?

Molti ricorsi in Cassazione vengono dichiarati inammissibili a causa di errori procedurali. Ecco alcuni degli errori più comuni da evitare:

  • Mancanza di specificità: Il ricorso deve indicare chiaramente i motivi per cui si contesta la sentenza, senza genericità.
  • Ricorso basato su questioni di merito: La Cassazione non riesamina i fatti, quindi argomentazioni basate sulla rivalutazione delle prove saranno respinte.
  • Errori formali: Scadenze non rispettate, mancata indicazione degli atti impugnati o errata redazione del ricorso possono determinare l’inammissibilità.
  • Motivazioni generiche o contraddittorie: Il ricorso deve contenere argomentazioni logiche e coerenti, evitando motivazioni vaghe o incoerenti.

4. Conclusioni

Il ricorso in Cassazione rappresenta un’opportunità fondamentale per correggere errori giuridici nelle sentenze di secondo grado, ma deve essere impostato con precisione e professionalità. Affidarsi a un avvocato cassazionista esperto è essenziale per massimizzare le possibilità di successo.

Se hai bisogno di assistenza legale per un ricorso in Cassazione, contatta lo Studio Legale De Stefano & Iacobacci, specializzato in difesa penale e impugnazioni in Cassazione.

Guida Completa al Processo Penale in Italia: Fasi, Diritti e Difese

Guida Completa al Processo Penale in Italia: Fasi, Diritti e Difese

di De Stefano & Iacobacci Avvocati

Il processo penale in Italia segue un iter ben preciso, articolato in diverse fasi, ognuna delle quali riveste un ruolo fondamentale nella determinazione della responsabilità dell’imputato. Conoscere le tappe del procedimento e i diritti garantiti dalla legge è essenziale per chiunque si trovi coinvolto in un processo penale, sia come imputato che come parte lesa.

1. Le Fasi del Processo Penale

Indagini Preliminari

La fase iniziale del processo penale è rappresentata dalle indagini preliminari, durante le quali il Pubblico Ministero (PM) raccoglie prove per stabilire se vi siano elementi sufficienti per procedere con un’accusa formale. Questa fase può durare fino a sei mesi per i reati meno gravi e fino a un anno per quelli più complessi, con possibilità di proroga nei casi previsti dalla legge.

  • Soggetti coinvolti: PM, Polizia Giudiziaria, indagato, persona offesa.
  • Possibili esiti: richiesta di archiviazione o esercizio dell’azione penale con rinvio a giudizio.

Udienza Preliminare

Nei casi più gravi, il PM deve sottoporre la propria richiesta al giudice per l’udienza preliminare (GUP). L’obiettivo è verificare se vi siano elementi sufficienti per procedere con il processo vero e proprio.

  • Possibili esiti: rinvio a giudizio, proscioglimento, riti alternativi (patteggiamento, giudizio abbreviato, ecc.).

Dibattimento

Se il giudice ritiene che vi siano elementi sufficienti, il processo entra nella fase dibattimentale, in cui si svolge il confronto tra accusa e difesa. Qui vengono escussi i testimoni, acquisite prove e discusse le argomentazioni legali.

  • Durata: variabile, a seconda della complessità del caso e del numero di testimoni e prove da esaminare.
  • Possibili esiti: condanna o assoluzione.

Sentenza e Impugnazioni

Dopo il dibattimento, il giudice emette una sentenza che può essere impugnata in Appello o in Cassazione.

  • Appello: verifica la legittimità della sentenza di primo grado e può confermare, modificare o annullare la decisione.
  • Cassazione: valuta solo gli aspetti di legittimità della sentenza, senza riesaminare i fatti.

2. Diritti dell’Imputato nel Processo Penale

Il nostro ordinamento garantisce all’imputato numerosi diritti fondamentali, tra cui:

  • Presunzione di innocenza fino a condanna definitiva.
  • Diritto alla difesa con un avvocato di fiducia o un difensore d’ufficio.
  • Diritto a un processo equo e in tempi ragionevoli, sancito anche dalla CEDU.
  • Facoltà di non rispondere senza che ciò implichi un’ammissione di colpa.

3. Strategie di Difesa e Riti Alternativi

L’imputato ha diverse opzioni per la propria difesa:

  • Giudizio abbreviato: permette di ottenere uno sconto di pena del terzo in cambio della rinuncia al dibattimento.
  • Patteggiamento: accordo con il PM per una pena ridotta, se il reato lo consente.
  • Opposizione a misure cautelari: in caso di arresto o misure restrittive, il difensore può presentare istanze di revoca o modifica.

4. Conclusione

Comprendere le fasi del processo penale e i diritti dell’imputato è essenziale per affrontare consapevolmente un procedimento giudiziario. Se sei coinvolto in un’indagine o in un processo penale, affidarsi a un avvocato penalista esperto è fondamentale per garantire una difesa efficace.

Hai bisogno di una consulenza legale? Contatta lo Studio Legale De Stefano & Iacobacci, specializzato in difesa penale, ricorsi in Cassazione e ricorsi alla CEDU.

Studio legale esperto in esecuzione civile

De Stefano & Iacobacci è uno studio legale particolarmente attento alla esecuzione civile

L’esecuzione civile è l’insieme delle procedure previste dal codice di procedura civile italiano per ottenere coattivamente l’adempimento di un diritto accertato da un titolo esecutivo. Questa fase processuale consente al creditore di soddisfare le proprie pretese quando il debitore non adempie spontaneamente agli obblighi imposti da una sentenza, un decreto ingiuntivo o altri atti con efficacia esecutiva.

Le forme principali di esecuzione civile in Italia sono:

  1. Esecuzione per espropriazione forzata: riguarda i beni del debitore (mobili, immobili o crediti) e si suddivide in:
    • Esecuzione mobiliare presso il debitore o presso terzi.
    • Esecuzione immobiliare, con il pignoramento e la successiva vendita forzata dell’immobile.
    • Esecuzione presso terzi, tipicamente per il pignoramento di stipendi, pensioni o conti correnti.
  2. Esecuzione per consegna o rilascio: serve per ottenere la consegna di un bene mobile o il rilascio di un immobile (ad esempio, in caso di sfratto per morosità).
  3. Esecuzione degli obblighi di fare o non fare: impone a un soggetto di compiere o astenersi dal compiere determinate azioni, con possibile intervento sostitutivo da parte dell’autorità giudiziaria.

Cosa fa De Stefano & Iacobacci come studio esperto in esecuzione civile?

Lo studio è abile nel tradurre il diritto accertato in una sentenza o in un titolo esecutivo in un effettivo recupero del credito o nell’attuazione concreta di un diritto. Le sue principali competenze includono:

  1. Analisi del titolo esecutivo: verifica la validità e l’efficacia del titolo (sentenze, decreti ingiuntivi, cambiali, assegni, contratti notarili, ecc.).
  2. Strategia di esecuzione: identifica la forma di esecuzione più efficace in base ai beni disponibili del debitore e alla situazione giuridica.
  3. Ricerca dei beni del debitore: attraverso strumenti come le visure catastali, camerali e PRA, per individuare conti correnti, immobili, stipendi o altre fonti di reddito aggredibili.
  4. Pignoramento e procedure esecutive: avvia l’esecuzione forzata sui beni mobili, immobili o crediti vantati dal debitore presso terzi.
  5. Opposizioni all’esecuzione e tutela del debitore: difende il cliente in caso di esecuzioni illegittime o sproporzionate.
  6. Interlocuzione con ufficiali giudiziari e giudici dell’esecuzione: per coordinare le operazioni esecutive e garantire il rispetto delle procedure.
  7. Gestione delle aste giudiziarie e vendite forzate: segue la fase di liquidazione dei beni pignorati, assistendo sia creditori che potenziali acquirenti.

Il nostro studio è rapido, strategico e capace di anticipare eventuali opposizioni o ostacoli posti dal debitore. La nostra abilità può fare la differenza tra un’esecuzione efficace e un lungo iter senza risultati concreti.

Se hai bisogno di assistenza in un caso specifico, possiamo aiutarti a valutare la strategia migliore.

Avvocato esperto in ricorsi per revocazione civile e rimedi dopo il passaggio in giudicato delle sentenze civili

De Stefano & Iacobacci è uno Studio Legale esperto in ricorsi per revocazione civile e rimedi dopo il passaggio in giudicato delle sentenze civili

Nell’ordinamento italiano dopo il passaggio in giudicato di una sentenza civile i rimedi straordinari esperibili sono limitati e disciplinati dal codice di procedura civile.

I principali sono:
  1. Revocazione straordinaria (art. 395 c.p.c.)
    La revocazione può essere chiesta nei seguenti casi eccezionali:

    • Dolo della parte vincitrice ai danni dell’altra parte.
    • Falsità di prove o documenti su cui si è fondata la sentenza.
    • Errore di fatto manifesto (art. 395 n. 4 c.p.c.), ossia quando il giudice ha supposto inesistente un fatto pacificamente provato o viceversa.
    • Ritrovamento di documenti decisivi non utilizzabili prima per cause di forza maggiore.
    • Condanna penale del giudice per fatti legati alla causa.

     

  2. Opposizione di terzo revocatoria (art. 404, comma 2, c.p.c.)
    Può essere esperita da un terzo che non ha partecipato al giudizio ma che è stato pregiudicato dalla sentenza, quando questa è l’effetto di dolo o collusione tra le parti a suo danno.
  3. Ricorso per Cassazione ex art. 395, n. 4 c.p.c.
    Se si verifica un errore revocatorio, è possibile ricorrere alla Corte di Cassazione in sede di revocazione straordinaria.
  4. Revisione delle sentenze passate in giudicato in materia di status delle persone (art. 397 c.p.c.)
    È possibile solo in materia di stato e capacità delle persone, per esempio in caso di falsità del matrimonio o di riconoscimento di paternità basato su prove false.
Vi sono poi Rimedi costituzionali e sovranazionali
    • Ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) per violazione di diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
    • Revisione della sentenza in seguito a condanna dell’Italia da parte della CEDU, se il giudizio nazionale è stato ritenuto ingiusto.

 

V’è poi la Rimessione in termini per cause di forza maggiore, ma solo in situazioni eccezionali.

Vi è infine l’Azione di disapplicazione (in materia amministrativa e tributaria) essa si ha se la sentenza si basa su un atto amministrativo illegittimo, è possibile ottenere la disapplicazione dell’atto in un successivo giudizio.

Questi rimedi sono eccezionali e necessitano di rigorosi presupposti.
Hai bisogno di una consulenza legale in materia? Sottoponici il tuo caso e verifica se puoi fare ancora qualcosa per rimediare contro una sentenza civile che ti ha visto socombere

Il Governo italiano durante Consiglio dei ministri del 21/10/2024 ha approvato il decreto legge su migranti e Paesi sicuri.

Il Governo italiano durante Consiglio dei ministri del 21/10/2024 ha approvato il decreto legge su migranti e Paesi sicuri.

Il 21 ottobre 2024, il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato un nuovo decreto legge in materia di immigrazione, incentrato sui rimpatri e sulla designazione dei “Paesi sicuri”.

Questo provvedimento mira a rendere permanente e primaria la lista dei Paesi considerati sicuri per il rimpatrio, una lista che in passato veniva aggiornata annualmente tramite un decreto interministeriale.

L’obiettivo principale è agevolare il rimpatrio dei migranti irregolari e rafforzare il controllo sull’immigrazione, soprattutto dopo la recente sentenza del tribunale di Roma che ha messo in discussione l’efficacia del “piano Albania”, bloccando l’operazione che prevedeva il trasferimento di migranti in centri allestiti in quel Paese.

La normativa interviene per superare le difficoltà giuridiche sorte dopo la decisione del tribunale, che ha annullato il trattenimento di migranti trasferiti in Albania.

Questo decreto rappresenta una risposta diretta alle critiche mosse dalla magistratura italiana, che aveva sollevato dubbi di legittimità sul progetto.

Nonostante ciò, il governo Meloni ha dichiarato la sua intenzione di continuare a difendere i confini nazionali e di garantire che l’ingresso in Italia avvenga solo in maniera legale, ribadendo l’importanza del rispetto dell’accordo con l’Albania.

Inoltre, il decreto prevede che la lista dei Paesi sicuri diventi una norma di rango primario, rafforzando così l’autorità del governo nell’attuare rimpatri.

Questo provvedimento ha sollevato ulteriori tensioni tra governo e magistratura, con il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati che ha difeso l’indipendenza del potere giudiziario, affermando che non si tratta di un conflitto istituzionale, ma piuttosto di una differenza nell’interpretazione delle normative europee.

Questo decreto rappresenta una delle mosse chiave dell’esecutivo per affrontare l’immigrazione irregolare, in un contesto in cui le politiche migratorie rimangono al centro del dibattito politico.

Chiamaci!